Il canone? Fu istituito per regio decreto nel 1938, quando non esisteva internet e anche la TV era un elettrodomestico tutto sommato poco conosciuto. Un legislatore di larghe vedute decise infatti che il cosiddetto Canone di Abbonamento  fosse  dovuto per tutti gli «apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dalla qualità o dalla quantità del relativo utilizzo».

Sulla valvola di quell’”adattabilità” la Rai si è quest’anno concentrata per allargare l’interpretazione della norma ed estendere anche a imprese e studi di professionisti la richiesta del canone, con una lettera che è stata recapitata nelle ultime settimane:  “La informiamo – si legge nella comunicazione che è arrivata a imprenditori e lavoratori autonomi – che le vigenti disposizioni normative impongono l’obbligo del pagamento di un abbonamento speciale a chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell’ambito familiare, compresi computer collegati in rete indipendentemente dall’uso al quale gli stessi vengono adibiti».

Uno studio dentistico che usa l’email per confermare la prenotazione delle visite o un autotrasportatore che condivide via internet il tracking delle sue consegne sarà tenuto al pagamento di quello che Rete Imprese Italia (Casartigiani, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti) definisce in una nota stampa “un altro assurdo balzello che si abbatte sulle imprese italiane”; una somma che, a seconda della tipologia di impresa, va daun minimo di 200,91 euro fino a 6.692 euro l’anno.

“A far scattare la protesta di Rete Imprese Italia – si legge nella nota – è l’imposizione del tributo sul possesso non solo di televisori ma anche di qualsiasi dispositivo atto o adattabile a ricevere il segnale tv, inclusi monitor per il Pc, videofonini, videoregistratori, Ipad, addirittura sistemi di videosorveglianza”.

E così quasi cinque milioni di aziende italiane dovranno sborsare 980 milioni di euro. Chi non paga è soggetto a pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza.

Secondo Rete Imprese Italia “quella del canone speciale Rai è una richiesta assurda perché vengono ‘tassati’ strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai.Tanto più se si considera che il Governo spinge proprio sull’informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione. In questo momento di gravi difficoltà per i nostri imprenditori, di tutto abbiamo bisogno tranne che di un altro onere così pesante e ingiustificato”.

MN