Presidi e manifestazioni in tutta Italia. Venerdì 4 novembre, i sindacati Slp-Cisl, Slc-Cgil, Failp-Cisal, Confsal-Com, e Ugl-Com hanno proclamato lo sciopero generale nazionale di tutti i lavoratori Poste Italiane Spa. I sindacati di categoria hanno deciso di scendere in piazza per dire no alla privatizzazione di Poste Italiane, in maniera così da mantenere l’unicità aziendale, scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro, rivendicare gli investimenti previsti dal piano industriale, ridurre gli stress sui lavoratori e per attuare una corretta applicazione del codice disciplinare. Ma non solo. I sindacati hanno scelto di protestare anche per mantenere un recapito di qualità e non a giorni alterni, un ambiente di lavoro sicuro ed uffici con personale al completo, il tutto unito alla trasformazione dei contratti part time in full time, uffici a servizio dei cittadini, lo sviluppo del servizio di recapito ed un piano di rilancio della logistica. Uno sciopero che significa quindi disagi nel recapito della corrispondenza anche nell’Astigiano. “Fermare la privatizzazione di Poste” e “difendere il nostro futuro” sono infatti gli slogan della protesta di quest’oggi, da nord a sud della penisola. Per le organizzazioni sindacali di categoria “Poste Italiane non si svende e per il servizio che rende al Paese deve rimanere a maggioranza pubblica”. L’ulteriore fase di privatizzazione di Poste Italiane, con lo Stato che scende sotto la soglia del 50% (decisione al momento solamente rinviata), è infatti il motivo principale della protesta dei sindacati di categoria, che con la mobilitazione del 4 novembre intendono ribadire con forza al Governo che si tratta di una “scelta sbagliata che mette a rischio il futuro dell’Azienda e dei suoi dipendenti”. Per questo oggi  nelle piazze di tutta Italia sarà chiesto a gran voce il ritiro del Decreto. Ma la protesta non interessa la sola privatizzazione, ma anche le “condizioni di grave difficoltà in cui versano i servizi postali”, a cui si aggiungono il nuovo piano di recapito della posta a giorni alterni imposto per moltissimi comuni del territorio italiano. Quest’ultima riorganizzazione non ha mai trovato l’appoggio delle organizzazioni sindacali di categoria, certe che:  “La Posta va recapitata tutti i giorni, come afferma anche l’Unione Europea”. Ma non è tutto. Tra i punti contestati a Poste Italiane vi è anche la decisione della chiusura degli uffici postali in alcuni piccoli comuni. Per i sindacati di categoria infatti: “Poste Italiane è un patrimonio di tutti i cittadini. Non si possono chiudere uffici postali solo perché in zone disagiate, non si può continuare ad ignorare la necessità di personale agli sportelli e non si può trattare il dipendente postale come se fosse un venditore a cottimo spinto solo a collocare prodotti in una insana ed inefficiente rincorsa all’obiettivo del budget”. Poste Italiane è l’azienda di servizi più grande del Paese. Solo 20 anni fa era considerata un “carrozzone di Stato”, voce passiva del bilancio pubblico, costantemente in perdita ed inefficiente. Oggi, invece, ha solidi bilanci ha diversificato le sue attività ed è un’eccellenza riconosciuta in molti settori e finanzia consistenti dividendi ogni anno al Ministero dell’Economia e Finanza, azionista di riferimento. Per i sindacati, il merito di questa svolta è in primo luogo delle lavoratrici e dei lavoratori che sono stati capaci di dare gambe all’innovazione, che hanno rappresentato un interlocutore di fiducia per i clienti e per i cittadini, che hanno coniugato perfettamente nella loro quotidiana attività lo spirito di azienda sociale e di mercato. Proprio per queste ragioni, le organizzazioni sindacali ribadiscono che: “Nessuno più delle lavoratrici e dei lavoratori ha il diritto di chiedere al Governo che l’azienda non sia totalmente privatizzata, che sia mantenuta l’unicità aziendale, che si utilizzino gli utili di bilancio per continuare a migliorare i servizi e le condizioni di lavoro”. Nonostante tutto ciò, i sindacati continuano: “Il Governo non ascolta, ha sospeso in questi giorni l’operazione, ma mantiene efficace il Decreto che stabilisce la cessione dell’ulteriore quota del 30% di azioni ai privati e la cessione del rimanente 35% alla Cassa depositi e Prestiti”. Non convince poi neanche la troppa attenzione riservata esclusivamente al segmento finanziario. “Poste è anche un’azienda logistica di primaria importanza nel panorama italiano e vuole continuare ad esserlo”. Per le rappresentazioni sindacali “la decisione dello sciopero nazionale non è stata presa a cuor leggero, ma ritenuta la gravità dei problemi non vi era altra scelta. Il 4 novembre rappresenterà per tutti noi la straordinaria occasione di far comprendere all’Azienda quanto grandi siano le difficoltà ed i problemi che ogni giorno ci accompagnano nel lavoro, problemi per i quali vogliamo risposte chiare e tempestive”. Stefano Vergano