Un violento nubifragio ha interessato, nella notte fra sabato e domenica, alcuni territori dei comuni di Agliano Terme, Calosso e Vinchio. I danni più pesanti sono stati causati dalla grandine ed hanno interessato i vigneti: appena terminata la fioritura, sono stati seriamente danneggiati i piccoli grappolini di uve barbera e moscato. Ad oggi, esattamente, le zone segnalate ai tecnici di Coldiretti Asti, che fin da subito hanno provveduto ad un sopralluogo, sono comprese fra regione Dogliani e Stazione del comune di Agliano Terme, con un danno stimato molto variabile e comunque ricompreso fra il 30 e il 70% della produzione prevista, Rodotiglia nel comune di Calosso, dove i danni sui vigneti oscillano fra il 30 e il 40%, e nel comune di Vinchio con danni variabili fra il 20 e il 50%. I tecnici Coldiretti stanno ancora svolgendo i controlli per una verifica dei danni alle colture agricole e per predisporre le opportune ed immediate pratiche colturali. “Nello specifico – sottolinea Piero Bosca, tecnico Coldiretti specialista per il settore viticolo –  a chi è stato interessato dalla grandinata, sollecitiamo interventi conservativi delle piante di vite, con trattamenti di copertura e cicatrizzanti”. “Consigliamo anche – rileva Fabio Teodo, segretario di zona Coldiretti – a tutti i danneggiati di procedere ad una prima rilevazione dei danni, per attivare le opportune denunce presso le proprie compagnie di assicurazione”. APICOLTURA Il persistente periodo di maltempo ha colpito duramente anche l’attività degli apicoltori dell’Astigiano, produttori del miele di acacia, sicuramente il più pregiato al mondo. Le continue precipitazioni hanno costretto le api a restare nelle arnie durante il periodo della fioritura primaverile. Non hanno così potuto svolgere gran parte del consueto e prezioso lavoro di trasporto del polline, con una conseguente riduzione di miele attualmente già quantificabile, in alcune zone, anche oltre il 50% della produzione ottenuta in un’annata normale. Purtroppo, sottolineano alla Coldiretti, le piogge intense e le temperature altalenanti hanno seriamente disturbato il lavoro delle api, in parte è stata compromessa la fioritura e in parte anche la produzione di nettare. Sicuramente, la più compromessa è stata la fioritura dell’acacia e se non ci sarà una inversione di tendenza nei prossimi mesi, il crollo delle produzioni rischia di aprire ulteriormente le porte alla diffusione di miele importato e di scarsa qualità. “Purtroppo veniamo già da due annate completamente negative – rileva il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale – e ormai un barattolo di miele su due in vendita in Italia è stato prodotto all’estero. L’Italia, nel 2015, ha importato 23,5 milioni di chili di miele, con un aumento dell’11 per cento rispetto all’anno precedente”. Il prodotto straniero arriva principalmente dall’Ungheria con l’importazione di 7,4 milioni di chilogrammi, seguono la Cina con 4,8 milioni e la Spagna che con 2,3 milioni di chili ha sorpassato la Romania, comunque in crescita con 1,9 milioni di chili. Per evitare di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta. “La cosa migliore che possano fare i consumatori – consiglia Cabiale – è rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica”. Ricordiamo come il miele prodotto sul territorio nazionale non  abbia contaminazioni Ogm, a differenza ad esempio di quanto può accadere in Cina e in Romania. Inoltre è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria, fortemente sostenuta da Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.