Dopo la vicenda di Eluana Englaro è calato il silenzio sul disegno di legge sul testamento biologico, che è ancora in discussione alla commissione Sanità del Senato, mentre è rinviato al 19 marzo l’esame in aula. Il disegno di legge (relatore: Raffaele Calabrò) presenta un accentuato equilibrio-equilibrismo tra le posizioni, quasi asettico. Si barcamena tra l’evitare l’accanimento terapeutico e l’evitare l’eutanasia, tra il dare potere al singolo attraverso la Dichiarazione Anticipata di Trattamento e la nomina di un fiduciario del soggetto stesso, ma dall’altra parte all’alleanza terapeutica con il medico che può non tenere conto in alcuni casi della Dichiarazione (per esempio quando ci siano novità nel campo della ricerca scientifica delle quali il soggetto non poteva essere a conoscenza al momento della dichiarazione). Inoltre dà un colpo al cerchio, affermando che alimentazione e idratazione non possono rientrare nella Dichiarazione e un colpo alla botte inserendovi invece l’espressione della volontà relativa all’assistenza religiosa e alla donazione di organi.

Pensate che il testamento biologico possa essere un utile strumento nei casi di coma vegetativo per risolvere i dilemmi morali? Ritenete che le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento abbiano un valore più alto delle decisioni che possono prendere medico e familiari del paziente? Se ci fosse stata la legge in vigore, ad Eluana non potrebbe essere stata tolta l’alimentazione e l’idratazione artificiale: questo cambierebbe il giudizio che avete dato su quella vicenda?

Don Dino Barberis