ticket sanitarioNon accadeva da molto tempo, ma d’ora in poi per la sanità piemontese la parola chiave diventa “programmazione”, sia per la parte restante del 2014 che per i prossimi due anni. A garantirlo è l’accordo sul riparto del fondo sanitario nazionale concordato dalla Conferenza delle Regioni il 5 agosto, in una riunione presieduta per la prima volta da Sergio Chiamparino, ed illustrato il giorno dopo dallo stesso presidente, dall’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, e dal direttore dell’assessorato, Fulvio Moirano. Il fondo nazionale assegna al Piemonte 7 miliardi e 993 milioni di euro, pari al 7,45% del totale. Rispetto all’anno scorso l’aumento è di 165 milioni, pari al 2,10% e ci sono già indicazioni certe su un aumento del 2% sia per il 2015 che per il 2016, ovvero ulteriori 150 milioni di euro in più per ogni anno. “Un risultato soddisfacente – l’ha definito Chiamparino – Credo che sia stata la prima volta che le Regioni sono state capaci di mettersi d’accordo sul riparto senza la spinta del Governo. Un segnale che le Regioni rappresentano un tassello fondamentale nell’architettura dello Stato”. “A livello piemontese – ha proseguito il presidente – sono soddisfatto del lavoro di Saitta, perché si sta recuperando rapidamente il terreno e si stanno dando segni di governo forte di un settore che ne aveva bisogno”. “Il nostro lavoro è proprio quello di riportare il Piemonte al più presto nel novero delle Regioni virtuose – ha proseguito Saitta – Sarà lunga e difficile, ma con il presidente Chiamparino abbiamo questo obiettivo prioritario, per valorizzare la sanità piemontese che dal punto di vista medico è un’eccellenza a livello nazionale. Ripartire il prossimo fondo con tanto anticipo è la chiave di volta per scelte strategiche che la Regione dovrà attuare a breve. I Ministeri della Salute e dell’Economia da tempo contestavano al Piemonte la necessità che i budget di spesa vengano determinati sulla base di un’effettiva ed accurata programmazione annuale della domanda sanitaria e della relativa offerta. Se consideriamo che la sanità in Piemonte, che ha un budget complessivo annuo circa 8 miliardi e 400 milioni, destina oggi l’8% ai privati, pari a circa 630 milioni, ci rendiamo facilmente conto dell’assoluta necessità di rispondere a queste indicazioni nazionali, prima che sia troppo tardi”. Per questo motivo, Saitta ha annunciato che la Regione si riprende il proprio compito di autonomia nella programmazione della rete ospedaliera: “Lo fa nel rispetto dei parametri e dei vincoli imposti dal Patto della salute di recente siglato a livello nazionale e del regolamento atteso da almeno due anni. La prima azione concreta è stata la sospensione formale della delibera approvata dalla Giunta Cota il 21 maggio, a poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni regionali: questo riporta l’orologio indietro nel rapporto sia con Asl e Aso, sia con il privato della sanità piemontese, sospendendo anche otto precedenti delibere e cinque determine dirigenziali degli ultimi anni: l’atto del 21 maggio conteneva vizi nel contratto tipo con i privati, troppo vago in particolare per quanto riguarda la definizione del fabbisogno per disciplina. Mancando di fatto una vera analisi programmatoria, la Regione Piemonte non decideva e si riduceva a non fare scelte. Ai direttori delle aziende sono state fornite precise indicazioni per governare il sistema. La prima regola è ridurre i giorni di permanenza negli ospedali”. Queste le ricadute della nuova impostazione: – revisione delle modalità di rendicontazione del ticket sanitario riscosso dai soggetti privati per conto del Sistema sanitario nazionale, che costituiva un vero e proprio extrabudget pari almeno al 10-15%; – ritorno al passato per quanto riguarda il numero di posti letto: per i presìdi pubblici tornano ad essere esattamente quelli precedenti il 21 maggio scorso, mentre per i privati accreditati-Irccs si blocca la scelta di nuovi posti letto con autocertificazione, che costituiva una vera e propria fuga in avanti senza programmazione; – si bloccano le nomine di nuovi primari, e se i direttori non hanno ancora firmato nuovi contratti le eventuali autorizzazioni di questi ultimi mesi sono da considerare annullate; – si sospende la norma per cui dal 1° gennaio 2014 si poteva accedere ai ricoveri nelle strutture private accreditate senza privilegiare i casi delle dimissioni post acuzie e si stabilisce che dal 1° settembre solo il 20% di ricoveri può provenire da casi che non siano dimissioni post acuzie, scegliendo quindi di garantire maggiormente (all’80%) la continuità assistenziale; – nel rapporto con i privati le nuove scelte confermano i tetti di spesa ma definiscono internamente dopo molto tempo i volumi per tipologia di prestazione, una nuova impostazione che consentirà di chiedere ai privati accreditati di essere maggiormente al servizio delle esigenze reali degli utenti, ai quali dovranno garantire più visite specialistiche, per le quali nella sanità pubblica le liste d’attesa sono infinite, e molte meno analisi di laboratorio, per le quali in Piemonte vi è una sovrabbondanza di offerta. Chiamparino e Saitta hanno quindi anticipato che entro il mese di dicembre verranno messe a punto le modalità di applicazione del regolamento nazionale sugli standard ospedalieri, frutto di ricerche scientifiche mirate a individuare le priorità per garantire ai cittadini sicurezza e diritto alla salute: “A livello piemontese verrà declinato tenendo conto della collocazione geografica dei presidi, e cercheremo di risolvere eventuali problemi a livello locale a livello delle cinque aree integrate di coordinamento che già si occupano degli acquisti di beni e servizi”. “Non nascondo che sarà una fase difficile e densa di difficoltà e di conflitti, dovremo lottare contro atteggiamenti localistici ma non ci tireremo indietro – ha garantito il presidente – I cittadini devono capire che può valere la pena vedersi chiudere l’ospedale vicino a casa a fronte di un aumento dei livelli di assistenza. L’integrazione tra ospedale e territorio sarà fondamentale”.