Ieri, 15 febbraio 2016, a seguito di parecchie segnalazioni pervenuteci l’Associazione Dalla Parte degli Astigiani ha visitato la Casa di Riposo Città di Asti. “E’ stato un vero e proprio blitz, composto dal nostro presidente Maurizio Finotto, dal vice presidente Biagio Riccio con l’accompagnamento del consigliere comunale Clemente Elis Aceto – spiegano -. Non abbiamo avvisato nessuno, proprio per valutare le reazioni dei presenti e per evitare ogni possibile forma di prevenzione, ovvero volevamo valutare la veridicità delle segnalazioni senza filtro alcuno. Ovviamente, dopo le presentazioni di rito ed un po’ di diffidenza iniziale, il Presidente Doglione e la direttrice accettano di aprirci tutte le porte e iniziamo così l’esame della struttura. Per ragioni di privacy ma anche da quanto emerso, non abbiamo prodotto alcuna documentazione sia cartacea che digitale”. “Iniziamo subito col dire che per quanto permesso dalla struttura, la dignità dei clienti è rispettata. L’ambiente era pulito e tutto sommato ben tenuto. Anzi, il primo piano, oggetto di adeguamento recente, quasi regge il confronto con un albergo, servito da piccole cucine, bagni in camere da due letti, sale ricreative e molto altro ancora – continuano -. Alcune avvisaglie di problematiche strutturali, come sulla facciata esterna che denotano problemi ai pluviali, ma tutto sommato muri verniciati di fresco, letti ampi ed anche il servizio di intrattenimento. Le cose peggiorano scendendo al piano terra. Qui l’adeguamento non si è potuto ancora effettuare, per mancanza di risorse, e anche se i clienti godono dei medesimi trattamenti del piano superiore è innegabile la differenza di struttura. La situazione peggiora ulteriormente se scendiamo al semi interrato, ove hanno sede anche le cucine. Non ci dilunghiamo se abbiamo trovato difetti o meglio problemi perché questo non era nelle nostre intenzioni. Ma quando il vice presidente ed il consigliere comunale sono usciti dalla visita delle cucine, fatta in calzari e copricapo, il loro sguardo era cupo e preoccupato. Abbiamo letto tutti di commissari regionali, di balletti di responsabilità e di dichiarazioni a favore o detrattori della struttura, ma a noi comuni mortali, ci è parso, che a parte pochi enti (Fondazione), ben pochi se ne siano occupati seriamente. O meglio, ciclicamente, il problema emerge ma pare più per un ritorno politico che non per un intervento risolutivo. A noi è parso chiaro che la «politica» ha abbandonato la struttura a se stessa, lasciando al consiglio di amministrazione problemi che da soli non possono affrontare”. “Sempre a noi, è parso quasi miracoloso che vengano serviti 700 pasti al giorno più le colazioni, come ci è parso rilevante, che alle ore 12 e 45 di lunedì fossero presenti in struttura presidente e direttrice, che tra l’affranto e l’incazzato, abbiano accettato di vomitarci addosso tutte quelle criticità che purtroppo devono affrontare – proseguono -. E allora parliamo di eccesso di personale, dove una maggioranza di brave persone subisce una minoranza di meno brave persone, una incidenza di certificazioni mediche di non idoneità a certi servizi ma che come al solito si trasformano in personale veramente malato che continua a fare il proprio dovere ed altro personale, che se anche certificato, lascia dei dubbi sulle reali condizioni di inabilità; ma anche l’incidenza dei giorni di malattia trova un’estensione fuori dalla media. Ma anche la decisione dell’asl di recedere dalla cosi detta lungo degenza, dimezzando gli utenti e mantenendo gli stessi numeri sugli occupati, porta inevitabilmente al collasso l’equilibrio finanziario. La struttura rispecchia fedelmente l’epoca in cui e stata realizzata, con soffitti alti 5 metri, aperture smisurate con serramenti impossibili, troppi livelli sui piani e molte altre cose che oggi non hanno più senso di esistere. Va da se, che trovare l’ingentissima somma (si parla tra i sei e sette milioni di euro) per rimettere tutto a posto, se non una impresa disperata appare anche inutile investire in una ristrutturazione che porterà una contrazione di posti letto vicina o superiore alle 50 unità. Se poi analizziamo l’idea regionale di spostare all’ospedale di Nizza la “dimissione protetta”, quell’ospedale nuovo, quello che nasce da una perizia geologica falsa e che già ci costa milioni di euro ma non si sa ancora a cosa serva perché a chi lo si sa benissimo, ci fa ancora capire meglio l’atteggiamento sacrosanto che ha tenuto il cda della casa di riposo. “Pensiamo che valga la pena impegnarsi anche in questa battaglia di civiltà, fornendo idee nuove e contributi, tenendo conto del progressivo invecchiamento della popolazione e del crescente numero di indigenti, delle nuove tecnologie , dell’ecologia e del risparmio energetico, tenendo a mente, che gli ospiti son persone che hanno fatto la guerra, hanno contribuito a far risorgere il paese con il oro lavoro fisico e ci hanno permesso di vivere in un paese che con tutti i limiti del caso, resta comunque uno dei più civili e meravigliosi del mondo”, conclude l’associazione ringraziando il consigliere Aceto “per il suo attaccamento civico e la sua volontà di espletare il mandato datogli dagli elettori in maniera costruttiva e fattiva”.