Questa mattina alla Camera di Commercio di Asti sono stati presentati i risultati del 6° Censimento generale dell’Agricoltura promosso dall’Istat. A livello piemontese la raccolta e l’analisi dei dati è stata coordinata dalla Regione, in collaborazione con le Province, le comunità montane, gli ordini professionali, le associazioni di categoria. La fotografia del comparto astigiano è  stata illustrata in sintesi da Mario Perosino e Giovanni Pensabene, responsabili dell’ufficio censimento rispettivamente a livello regionale e locale. Sono inoltre intervenuti Livio Dezzani, dirigente regionale del settore Programmazione strategica, politiche territoriali edilizia e Paolo Guercio, responsabile del settore agricoltura e alimentazione della Provincia. L’incontro moderato dal giornalista Sergio Miravalle è stato inoltre vivacizzato dagli studenti dell’istituto tecnico agrario “Penna” di Asti che hanno posto quesiti agli esperti e offerto alcune testimonianze. Il dato più ecclatante messo in luce dal Censimento riguarda la perdita di aziende agricole sul terriorio: “Nel Duemila l’Astigiano poteva contare su quasi 18mila imprese agricole – ha segnalato Pensabene – in dieci anni il numero si è ridotto del 51% a fronte di un calo del 37,4% a livello regionale e del 32,2% a livello nazionale”. E il trend negativo non si arresta. Come ha riferito il presidente della Camera di Commercio Mario Sacco, in apertura dei lavori “nel corso del 2011 l’agricoltura, pur continuando a rappresentare quasi un terzo del sistema imprenditoriale astigiano, registra la contrazione più consistente con la perdita di 302 unità (-3,8%)”. La dimensione media delle aziende è salita a 7,8 ettari, in linea con quella nazionale, ma ben distante dalla media regionale che sfiora i 16 ettari. “Il dato che però desta maggiore preoccupazione – ha riferito Pensabene – è la continua e inesorabile riduzione della superficie coltivata (SAU): in trent’anni si sono persi oltre 22 mila ettari che salgono a ben 42 mila se si fa riferimento alla superficie totale gestita dalle aziende agricole. Se pensiamo alla vulnerabilità idrogeologica che è argomento di cronaca quasi quotidiana capiamo come la preservazione della quota di territorio destinata all’agricoltura diventi un fatto di rilevanza strategica”, ha concluso Pensabene. Guardando all’analisi di medio – lungo periodo emerge un aspetto confortante per il futuro del comparto: l’eta media degli imprenditori agricoli si sta abbassando. Nel 2000 i conduttori che avevano meno di 50 anni rappresentavano circa il 22% del totale, nel 2010 sono saliti al 30 per cento. “Un altro elemento positivo – conclude Sacco – riguarda la forte propensione delle aziende agricole a diversificare le attività, puntando sul turismo e sulla lavorazione artigianale delle materie prime. E’ un trend importante che la Camera di Commercio intende sostenere e valorizzare anche con specifici aiuti all’internazionalizzazione delle piccole imprese”.