LUCA MERCALLI“Alla natura si comanda solo ubbidendole”. Sono passati quattro secoli dalla lezione impartita in una semplice, quanto incisiva, frase da sir Francis Bacon, ma è risaputo che se la Ragione insegna l’uomo è un alunno pessimo. Il pianeta è malato, molto malato, e ci si affida ai “dottori” per trovare una cura. Nell’albo troviamo sicuramente il nome del meteorologo piemontese Luca Mercalli, protagonista dell’affollatissimo incontro tenutosi, venerdì sera, nell’auditorium dell’ex Centro Giovani per la rassegna “Un capogiro d’acqua”, quattordici incontri promossi in occasione del ventennale dell’alluvione che investì l’Astigiano il 5 e 6 novembre 1994.

Tema della serata, moderata dall’ambientalista Gianfranco Miroglio, un’analisi sui cambiamenti climatici che mettono a rischio la sicurezza dell’uomo e del territorio.

E’ lo stesso Miroglio ad aver dato il via alle domande, ponendo quella più semplice e diretta: cosa sta succedendo al pianeta Terra?

La prolusione di Mercalli è stata dedicata alle alluvioni, con particolare riferimento all’ultimo evento di Genova raffrontato a quello che ha sconvolto il nostro territorio.

Il primo dato da sottolineare, ha spiegato Mercalli, è che rispetto a 20 anni fa sono migliorate le previsioni: l’avvento delle nuove tecnologie (internet in primis) e il progresso della scienza permettono oggi di prevedere un evento atmosferico di portata eccezionale con almeno 72 ore d’anticipo. Un grande vantaggio rispetto alle 24 ore di preavviso su cui potevamo contare per l’alluvione del 94. E’ altrettanto vero che questo palese vantaggio, specialmente in Italia, spesso rimane solo su carta e Genova ne è la prova plastica. Perche? Mercalli ha individuato tre macro problematiche.

Innanzitutto nella nostra penisola si registra un’eccessiva frammentazione degli enti preposti alla prevenzione: sono troppe le strutture che adottano protocolli differenti. A titolo d’esempio, basti pensare che in Piemonte esistono tre livelli d’allerta, nella confinante Liguria solo due. Come comprendere il reale stato d’emergenza? “Ci vorrebbe su tutto il territorio italiano un codice univoco, prendiamo esempio dagli Stati Uniti”, ha suggerito Mercalli.

Il meteorologo ha poi affrontato il secondo problema, ossia quello di una sostanziale mancanza di cultura della prevenzione. Anche in questo caso gli States e il Giappone fanno scuola: già dall’asilo i bimbi vengono informati sulle procedure da adottare in caso di calamità naturale mentre in Italia spesso ci si trova abbandonati al proprio istinto, incapaci di mettere in campo un’ordinata strategia per affrontare l’evento e non farsi prendere dal panico.

Terzo ed ultimo problema è il consumo scriteriato del territorio: “Il rischio geoidrogeologico è decisamente peggiorato negli ultimi anni in Italia – ha proseguito Mercalli –, abbiamo continuato a costruire nonostante siano state promulgate normative via via più restrittive. Oggi solo a causa della crisi forse diminuirà la cementificazione”.

Il mix di questi tre elementi amplificano la portata distruttiva di un’alluvione, ma gli stessi paradigmi sono validi anche per altri disastri naturali (l’Italia è infatti anche un territorio particolarmente esposto ai terremoti): se si puntasse maggiormente sulla prevenzione potremmo diminuire il numero dei morti e risparmiare sulle perdite di materiale. Discorso più complesso va fatto per la cementificazione in quanto il costruito difficilmente viene abbattuto e l’Italia è un paese densamente popolato.

Mercalli ha quindi spronato i cittadini a prendere coscienza del problema in modo che la politica adotti le misure necessarie a rendere il nostro Paese più civile e moderno.

Questo lo stato dell’arte, ma nel frattempo il clima sta inesorabilmente cambiando ed è verificabile consultando i dati riferiti alla temperatura.

Il “riscaldamento globale” non è una semplice teoria da complottisti: Mercalli ha indicato, grafici alla mano, come la temperatura globale si sia innalzata di un grado rispetto al 1900. Questo comporta una maggiore evaporazione delle acque marine che poi vengono scaricate a terra con nubifragi sempre più violenti.

Tutto vero, ma alcuni potrebbero obiettare che la “non” Estate 2014 è stata assai piovosa e fresca: “L’estate appena trascorsa – ha chiosato Mercalli – era tipica negli anni ’80. In Italia è stata sicuramente più piovosa ma a livello mondiale sarà ricordata come la più calda della storia”. Questo dato dovrebbe farci uscire da un certo “provincialismo meteorologico” e comprendere che ci siamo ormai da tempo avviati verso stagioni sempre più modificate.

A riprova di quanto detto, il gradiente termico del mese di ottobre segna un aumento di 2/3 gradi rispetto alla media e “il riscaldamento globale è solo agli inizi”, ha tuonato Mercalli.

Quattro gli scenari per il futuro: il più positivo prevede un aumento di mezzo grado da qui al 2100, ma per far si che si realizzi è necessario un contenimento delle emissione di CO2 nell’atmosfera. Meno “effetto serra” = meno riscaldamento globale. Su questo aspetto solo la Danimarca svetta per politiche virtuose in Europa; l’Italia, grazie alla favorevole struttura morfologica del territorio, immagazzina il 14% del fabbisogno energetico dall’idroelettrico. Una buona base, ma non basta.

Se l’uomo non tornerà al timone in fretta, lasciando inalterate le emissioni (o aumentandole) di anidride carbonica, a fine secolo si troverà con un pianeta più caldo di almeno 5 gradi. Una prospettiva apocalittica, se si pensa alla conseguente accelerazione dello scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento delle acque che invaderebbero le zone costiere, portando a massicci flussi migratori e immaginabili carestie.

Mercalli ha risposto anche ai “negazionisti” che sostengono non si tratti di una novità il verificarsi di cambiamenti climatici. Le glaciazioni ci sono state, è vero, ma non esisteva ancora l’uomo. Inoltre, i primitivi erano popoli nomadi, vivevano in capanne di legno, si spostavano con assoluta facilità anche in caso di calamità naturale, cosa che ora non potrebbe mai accadere visto l’incremento della popolazione.

Sollecitato dalle domande dal pubblico, Mercalli ha ribadito il suo secco “no” alla cementificazione lanciando un duro monito alle amministrazioni: “Il territorio ci offre una vastità di servizi che con la cementificazione andiamo a perdere per alcuni secoli, se non millenni. Non servono nuove costruzioni, è sotto gli occhi di tutti il boom di capannoni vuoti e inutilizzati. Le amministrazioni comunali che oggi concedono l’autorizzazione a cementificare si macchiano di un crimine contro l’umanità”. Mercalli ha rincarato la dose smontando uno dei capisaldi che giustificano i nuovi insediamenti commerciali, il classico “portano lavoro”: “E’ una scusa che non regge, se la ragioniamo in questo modo allora anche una nuova fabbrica di armi porta posti di lavoro” e pure gli oneri di urbanizzazione incassati dalle amministrazioni sono, per Mercalli, come “pagare la spesa con un rene, lo fai al massimo due volte”.

Nelle battute conclusive il meteorologo non ha lesinato critiche anche ai mezzi di comunicazione, sostenendo che oggi si fa solo “informazione dell’emergenza” mentre sarebbe necessario analizzare i cataclismi con la dovuta calma, senza farsi prendere dall’onda emotiva. Un’occasione per approfondire questi temi è già in cantiere: Mercalli ha anticipato che alla fine di febbraio 2015 andrà in onda su Rai 3 un programma interamente dedicato alle problematiche ambientali. Sei serate, con ospiti sconosciuti al grande pubblico (ingegneri, tecnici e addetti ai lavori in generale). Per ora il titolo del programma è ancora ignoto.

 

Fabio Ruffinengo