Dopo quello di ieri sera, oggi si svolgerà un nuovo presidio “No nuke” dalle 21,30 in stazione ad Asti. Scrivono gli attivisti:

“Oggi pomeriggio in data 14 gennaio 2013, un massiccio movimento di forze dell’ordine attorno alla stazione di Vercelli ci informa che il trasporto di barre nucleari verso la Francia avverrà stanotte. Ce lo sta dicendo nei fatti perché nessuno, nemmeno ufficiosamente, dice niente. L’informazione, compreso il “quando”, la dovrebbero dare le Prefetture ed i Sindaci dei Comuni interessati dal trasporto. Ma non lo fanno. Dovrebbero anche avvisare i cittadini che abitano entro qualche centinaio di metri dalla ferrovia. Ma non lo fanno. E i comuni sono tanti, tutti quelli che si trovano lungo il tragitto Vercelli – Novara – Mortara – Valenza – Alessandria – Asti – Torino – Avigliana – Bussoleno – Bardonecchia – Francia, con il coinvolgimento di centinaia di migliaia di cittadini ignari. I Sindaci potrebbero dire al governo che li sta strozzando che il plutonio contenuto in quelle scorie sul loro territorio non passa. Ma non lo fanno. Non solo la politica gioca con i soldi dei cittadini, gioca anche con le loro vite. Eppure 15 prefetture già nell’agosto 2011 sono state informate del fatto che i loro piani di emergenza sono insufficienti, perché non prevedono che a causa di un attentato, ma anche solo per una frana, il carico possa finire in un corso d’acqua. Se mai capitasse una cosa del genere sarebbe impossibile evitare che il plutonio contenuto in quel carico inquini tutto il Po fino all’Adriatico. Gli strapagati lorsignori questa banalissima cosa non l’hanno pensata, o più probabilmente fanno finta che si tratti di un’eventualità molto remota. Ma come fa ad essere remota un’eventualità del genere con soldati italiani e francesi in Afghanistan e con la Francia impegnata in una guerra in Mali? Quei trasporti sono anche completamente inutili. Le scorie che sono a Saluggia dovrebbero, per legge, essere inviate ad un deposito definitivo. Invece vengono mandate in Francia, a La Hague, sull’Atlantico, dove vengono trattate dalla Areva e poi rimandate a Saluggia con una radioattività ridotta di pochissimo, a quanto pare non più del 2%. Peccato che quel trattamento non sia affatto necessario, tant’è vero che gli americani le scorie le stoccano così come sono, senza trattarle. Ma quel trattamento costa, e l’Italia lo paga, senza contare i costi indotti per le forze dell’ordine coinvolte, diverse centinaia di milioni di euro. Peccato che l’accordo sia di alcuni anni antecedente il rifiuto del nucleare con il referendum del 2011, e che il beneficiario sia Areva, un’azienda che costruisce centrali nucleari e che avrebbe anche potuto fornire le nuove centrali italiane. Ma allora, che cosa doveva finanziare quell’accordo? Un inutile trattamento di scorie o il progetto delle centrali italiane? E allora, adesso che l’Italia è uscita dal nucleare, perché continuare a pagare una cosa che non serve? Sarà meglio che i politici di tutti i livelli, dai ministri ai sindaci, evitino, prima che succeda il peggio, un enorme rischio fermando immediatamente quei trasporti”.