L’iniziativa “Rafforzamento dei Servizi Sanitari del Dipartimento di Hebron Sud per  sostenere le popolazioni beduine residenti in Area C, con particolare riferimento alla  salute delle donne in età riproduttiva” ha come obiettivo prioritario il miglioramento  dell’accesso ai servizi sanitari, di base e specialistici, e la formazione degli operatori  nell’area sud di Hebron. Nel quadro delle attività di emergenza della Cooperazione Italiana in Palestina per l’anno 2013-2014, il 2 dicembre 2013, il DI-SVI ha avviato un progetto sanitario della durata di 6  mesi. L’iniziativa “Rafforzamento dei Servizi Sanitari del Dipartimento di Hebron Sud per  sostenere le popolazioni beduine residenti in Area C, con particolare riferimento alla  salute delle donne in età riproduttiva” ha come obiettivo prioritario il miglioramento  dell’accesso ai servizi sanitari, di base e specialistici, e la formazione degli operatori  nell’area sud di Hebron. L’intervento è stato messo a punto e sarà realizzato in partenariato con il Ministero della  Salute dell’Autorità Palestinese nella fascia meridionale del Distretto di Hebron, in Area C  (sotto il controllo amministrativo e militare dello Stato di Israele). “La zona interessata dal progetto è territorio pre-desertico, dove agricoltura e pascolo  dipendono dall’andamento delle piogge, l’acqua potabile scarseggia e la popolazione,  costituita da famiglie di pastori beduini e di agricoltori poveri, è distribuita in villaggi  sparsi, ma collegati tra loro e verso i centri in cui si trovano i servizi a causa di una rete  stradale malridotta o addirittura assente. Parte dell’area pu◌ ٍ essere raggiunta e servita solo con mezzi a trazione integrale,” spiega Stefania Caratti, responsabile in loco del progetto DI-SVI “. L’accesso ai servizi sanitari è pertanto molto problematico per persone che sono particolarmente vulnerabili, in quanto esposte alla povertà dovuta all’assenza o all’insufficienza di reddito, a condizioni igieniche ed abitative precarie (ancora oggi ci sono famiglie che vivono in grotte, tende o baracche), in un ambiente culturale conservatore che marginalizza le donne”. In questo contesto, l’intervento punta a offrire a queste popolazioni a rischio di spostamento forzato dei servizi sanitari adatti al contesto politico e geografico arrivando fin nei villaggi più isolati dove la tutela della salute materna ed infantile rappresenta una delle principali priorità. Lo strumento operativo é rappresentato da ambulatori mobili, secondo uno schema positivamente sperimentato in analoghi precedenti progetti. “Si tratta di un veicolo fuoristrada equipaggiato con apparecchiature mediche per eseguire elettrocardiogrammi, ecografie e altri esami di routine” illustra Andrea Rubini, dal gennaio 2013 presidente DI-SVI. “A bordo viaggia un team palestinese composto da una  dottoressa e due infermiere-ostetriche. Rafforzando in questo modo il servizio di un’altra  clinica mobile, presa in carico dal Ministero della Salute palestinese alla fine di un precedente progetto sempre promosso da DI-SVI, sarà possibile raggiungere e fornire servizi sanitari ai villaggi tra i più marginalizzati dell’area”. In tre località più accessibili – AnNajaida, Inmezil e ArRamadin – il progetto offrirà, grazie al personale formato, prestazioni specifiche per la tutela delle salute delle donne in età riproduttiva.