Dopo 17 anni torna sul “verrocchio” del Palio di Asti Giancarlo Matteucci. A qualcuno questo nominativo può sembrare una “sorpresa” ma è anche vero che Matteucci non ha mai smesso di proporsi come mossiere al Palio di Asti. Questa coerenza è stata premiata dal neo sindaco di Asti Maurizio Rasero. Alla vigilia della corsa storica astigiana abbiamo raccolto le impressioni del giudice della partenza.
Pronto per il suo incarico da mossiere?
“Sì, certo. Tra l’altro nella sera di agosto in cui era stata sospesa la corsa allo stadio ho avuto occasione di parlare con i rettori. Ho sottolineato che vengo ad Asti non per Matteucci, ma per Asti. Anche se per me è un rientro: non mi definisco più un pivello. Ho 40 anni di esperienza con i cavalli e le corse. Sono tranquillo e sereno”.
Dopo 17 anni ritorna alla mossa di Asti: emozionato?
“Indubbiamente c’è una componente di emozione. Normale. Il Palio di Asti è una corsa molto importante, non si può assolutamente prendere sotto gamba. Bisogna fare bene. Sarò un arbitro che farà rispettare le regole. Ma ripeto: sono tranquillo e consapevole del ruolo che vado a ricoprire”.
Qualcuno è curioso di vederla all’opera?
“E’ una sfida che accetto volentieri. Ho niente da perdere. Non sono un ragazzino che vuole fare carriera. Voglio solo fare bella figura, applicando i regolamenti.”
Come si prepara mentalmente alla difficile mossa astigiana, con tre batterie e una finale.
“Ho un vantaggio rispetto ad altri, vivo in Portogallo e svolgo una vita da atleta. Sono la persona più rilassata che ci possa essere. Carico come una palla da fucile. Mi troveranno in forma e ancora più lucido al momento di prendere decisioni”.
Cercherà di rimanere nei tempi televisivi, oppure non guarderà l’orologio?
“Dipenderà tutto se le batterie si svolgeranno con certe modalità. Penserò soprattutto ad allineare e fare partire bene tutti. Difficile dare dei tempi in una corsa di cavalli. Ci proverò”.
Ma un mossiere dove recepisce maggiormente le pressioni: da fantini, pubblico o rettori?
“Il problema non mi sfiora con nessuno. Orecchie tappate. Non posso curarmi delle pressioni esterne. Possono dire qualunque cosa, non mi toccano. Devo solo concentrarmi sulla corsa e basta”. Quali parole dirà ai fantini prima della corsa?
“Con molta serenità spiegherò che sono venuto ad Asti per cercare di farli partire tutti al meglio. Di non inventarsi nulla, per costringermi a intervenire con il regolamento. Non voglio lasciare nessuno a piedi ma se trasgrediscono, ci saranno le sanzioni. A loro rischio e pericolo”.
Fino alla vigilia della corsa astigiana si è parlato se fare correre i mezzosangue o purosangue.
“I mezzosangue sono cavalli preparati, abituati alla mossa. Ma il pericolo aumenta. Possono partire assieme, creando forzature”.
Questo Palio di Asti può essere per lei una vetrina importante anche in proiezione futura?
“Come più volte detto, non ho ambizione di carriera. Se faccio un buon Palio di Asti ne potrebbero seguire altri importanti. Da cosa nasce cosa. Certo, mi piacerebbe tornare anche l’anno prossimo, ma dipenderà dalle situazioni che si creeranno in questo Palio di Asti”.
Giuseppe Pio