maria luisa  fassiA pochi giorni dall’ultimo saluto di Asti a Maria Luisa Fassi, la tabaccaia uccisa a coltellate nella sua rivendita di corso Volta la mattina del 4 luglio, il padre Piero, famoso ristoratore, scrive una commossa lettera ai suoi concittadini. “Carissimi amici, non ci sono parole capaci di esprimere i miei sentimenti o di dare un senso a questa tremenda tragedia. Al Signore, nel continuare a scolpire il nostro monumento famigliare composto da fiori di bianco marmo, gli è sfuggito un colpo di scalpello, staccandone una parte, Maria Luisa. È successo a innumerevoli opere d’arte. Ma non è colpa di Dio. Ora è una stella in cielo, affiancata dagli Angeli. Vaga con loro senza allontanarsi troppo dai noi, che l’adoriamo. La sentiamo vicinissima. Ci seguirà tutti, ci veglierà, ci proteggerà. Lei si faceva voler bene da coloro che l’avvicinavano. Ha costruito una splendida famiglia, ha sempre lavorato con dedizione e ha sempre diffuso amore per tutti. Desideriamo ringraziare il Dott. Marino, il dott. Sorisio, i Dott. Mancuso con. Ivana e Andrea Audo e tutta l’équipe medica del Cardinal Massaia, attiva per ore nel cercare di salvarle la vita, operando con lo stesso battito affannoso di noi famigliari. Al sindaco Fabrizio Brignolo un sentito ringraziamento a nome di tutta la famiglia, per la sua presenza costante di sabato scorso in Ospedale. Esprimiamo inoltre gratitudine a  Marisa Oddone,  per esserci sempre stata molto vicino. Grazie alle Forze dell’Ordine, a Don Gallo per averci offerto la Collegiata di San Secondo,a Don Mino al Comitato Palio Tanaro, a tutti gli organi di stampa, a  tutti coloro che, con la loro presenza fisica e/o con i loro scritti, con  fiori, con offerte alle Suore della Pietà, ci aiutano a sopportare questa indelebile macchia di inchiostro nero impressa su un candido foglio bianco. Un grazie speciale a tutti gli amici dei figli di Maria Luisa: Giacomo e Agnese, e della nipote Carola. Bellissimi giovani, non solo esteticamente parlando. Bellissimi dentro. Sabato scorso erano composti, alcuni seduti sui pavimenti del nosocomio, nella speranza che buone notizie giungessero dalla sala operatoria. Ci hanno dato serenità nel momento più tragico della nostra famiglia. Grazie. In tutte le famiglie, per migliaia di motivi, si subiscono i decessi dei propri cari. Ma la nostra Migia è una “martire” vittima di una tortura imperdonabile. Pazzia, droga, vendetta o qualunque sia il motivo di una tale efferatezza, per ora non posso perdonare”. Piero.