La Giunta regionale ha approvato nella riunione del 5 agosto un piano per l’accoglienza dei flussi non programmati di immigrati per il periodo 2014-2020 che si articola in sette punti: realizzazione di un vademecum a uso degli amministratori e dei gestori delle strutture; forte presenza sui territori attraverso un costante confronto e collaborazione con gli amministratori locali; dialogo con i sindaci; impegno contro la tratta degli esseri umani; ripopolamento dei paesi di montagna; progetti di volontariato civico; formazione per gli operatori delle strutture. “La Regione Piemonte – dichiara Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione – in quest’ultimo anno si è impegnata con forza per contribuire a unire e far dialogare i soggetti coinvolti nell’accoglienza dei migranti sul territorio. Per la tenuta del sistema è centrale il costante confronto e la collaborazione tra Prefetture, amministrazioni locali e gestori dei progetti. Il Piano è il primo passo che porterà a trasformare l’accoglienza in Piemonte da fenomeno emergenziale in strutturale e per farlo abbiamo, di concerto con gli altri soggetti chiamati in causa, individuato una serie di azioni che devono diventare la normalità. A fare la differenza deve essere infatti la qualità dell’accoglienza”. Vademecum. La Regione è impegnata nella stesura di un vademecum per gli amministratori ed i gestori delle strutture nel quale saranno raccolte tutte le informazioni utili per la gestione dell’accoglienza: normative nazionali e regionali, soprattutto in relazione alle questioni lavorative, progettazione regionale, circolari della Sanità, modalità operative per l’inserimento dei richiedenti asilo presso le famiglie. Presenza sui territori. Previsti in forma costante il confronto e la collaborazione con gli amministratori locali per colmare il gap informativo, facilitare i rapporti con i gestori dell’accoglienza, assicurare la presenza regionale in incontri pubblici con i cittadini, favorire progettualità locali quali l’accoglienza presso famiglie, incoraggiare il coinvolgimento della società civile. Questo confronto è strumentale all’individuazione dei centri di prima accoglienza da affiancare a quello di Settimo Torinese, come è già avvenuto per la caserma in disuso di Castel d’Annone (Asti). Dialogo con i sindaci. In collaborazione con le Prefetture sono in corso incontri strutturati con i sindaci, che hanno la finalità di individuare eventuali strategie per fronteggiare le difficoltà e costruire alleanze operative. È stata avviata un’attività di contatto con i gestori delle strutture attraverso visite in loco e incontri allargati al fine di approfondire le realtà locali, rilevare eventuali situazioni di problematicità e informare sulle opportunità messe in atto dalle politiche regionali. L’obiettivo è quello di favorire la trasformazione graduale delle strutture di accoglienza straordinaria in strutture del sistema Sprar. Contro la tratta. Attenzione sarà rivolta anche alla tratta degli esseri umani, poiché è ormai acclarato che con i barconi giungono in Italia anche donne destinate allo sfruttamento sessuale. Per identificare eventuali vittime si creeranno collegamenti e collaborazioni tra le strutture di accoglienza e i partner del progetto regionale “Piemonte in rete contro la tratta”. Ripopolamento dei paesi montani. E’ obiettivo della Regione promuovere con gli assessorati competenti e l’Uncem azioni capaci coinvolgere i migranti nel ripopolamento dei borghi abbandonati in terreni alpini, e più in generale aree soggette a fenomeni di abbandono residenziale. Volontariato civico. Verranno ricercate intese con gli enti locali, le Prefetture, i centri di accoglienza, le organizzazioni di volontariato e altri soggetti interessati per il coinvolgimento dei richiedenti asilo in attività di volontariato a favore della comunità che li ospita. Formazione. Si tratta di aggiornare gli operatori delle strutture sulla normativa in vigore, preparare gli ospiti all’audizione della Commissione territoriale, dare lo opportunità di accesso ai servizi. Cerutti rileva anche che “a tutto questo lavoro si deve affiancare l’azione della cooperazione decentrata e del settore Affari internazionali della Regione a sostegno di progetti in alcuni dei Paesi di origine di questi migranti. Accoglienza e cooperazione devono viaggiare su binari paralleli”.