“Era prevedibile che la scelta della Regione di privilegiare il Cuneese rispetto all’Astigiano avrebbe portato a una minore presenza di nostre imprese nei bandi per il polo tecnologico dell’agroalimentare”. Così Mariangela Cotto, vicepresidente del Consiglio regionale ed esponente Pdl, commenta la deludente partecipazione delle imprese di Asti tra i progetti presentati per i poli di innovazione, finanziati con i fondi europei. Infatti, tra le 223 imprese che nel polo agroalimentare hanno presentato progetti solo 15 sono di Asti
“Nell’individuare i territori dove sviluppare alcune innovazioni tecnologiche – dice Cotto – la Giunta regionale, con una delibera del 2008, aveva messo insieme sia il Cuneese che l’Astigiano per quanto riguarda il comparto agroalimentare. Tutte le altre Province piemontesi erano state individuate come riferimento per settori diversi, ma evitando sovrapposizioni o abbinamenti che non hanno ragion d’essere. Infatti, se è vero che sia Cuneo che Asti hanno una spiccata vocazione agroalimentare, si tratta di realtà profondamente diverse, sia dal punto di vista economico che istituzionale”.
Ogni polo individuato può raccogliere l’adesione di aziende che provengono anche da territori esterni, fermo restando però che le infrastrutture, ovvero il centro di ricerche tecnologiche, deve essere unico e collocato proprio in quell’area.
“Qui sta il trucco – prosegue Cotto – perché il bando, approvato a seguito della delibera di Giunta, spiega chiaramente che per ogni “dominio tecnologico” verrà selezionata una sola proposta di candidatura. Significa che tra Asti e Cuneo si può realizzare solo un centro ricerche, e Cuneo parte indubbiamente favorita perché può già contare su una presenza come Tecnogranda, nata con il precedente programma dei fondi strutturali europei. Insomma, per come sono state attuate le norme, è chiaro che l’Astigiano è stato considerato di serie B, il riferimento al nostro territorio è stato inserito solo in via teorica, già sapendo che mai si sarebbe costruito un nuovo centro collocato in provincia. Parallelamente la Giunta non ha più rifinanziato la legge sui distretti industriali, che aveva consentito, ad esempio, al distretto dell’enomeccanica di Canelli di acquisire notevoli fondi per favorirne la promozione all’estero”.
Cotto ha presentato un’interpellanza a palazzo Lascaris per chiedere alla Giunta di porre rimedio a questa situazione di disparità, segnalando che “come è congegnata la misura, si è lasciato a Finpiemonte Spa di gestire fondi rilevanti, pari a 60 milioni di euro, che andranno per la quasi totalità a progetti che hanno come capofila i parchi tecnologici, strutture in cui Finpiemonte Partecipazioni ha una presenza azionaria. E’ vero che da poco c’è stato lo sdoppiamento tra le due società, ma appare abbastanza chiaro il rischio del conflitto d’interessi che si determina”.