Si sono concluse con l’incontro di Valfenera le riunioni informative sul nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte, organizzate dagli uffici del settore tecnico di Confagricoltura Asti. Durante i quindici incontri promossi da Confagricoltura Asti sull’intero territorio provinciale, sono stati tanti i riconoscimenti attribuiti ai tecnici che hanno curato e relazionato negli eventi. Professionalità, accuratezza nelle informazioni e disponibilità a colloqui personalizzati per approfondire ogni aspetto del cavilloso e inefficace documento – redatto in tempi “record” (purtroppo negativamente parlando visti gli oltre dodici mesi di ritardo) da parte della Regione Piemonte – sono gli elementi che hanno garantito il successo dell’iniziativa anche in termini numerici. Sono stati, infatti, oltre 300 i partecipanti alle riunioni, imprenditori del mondo agricolo e non solo visto che il PSR (almeno su carta) garantisce opportunità anche per attività extra-agricole. Gli incontri hanno confermato “sul campo” le severe criticità più volte evidenziate da Confagricoltura Asti in merito al Piano di Sviluppo Rurale del Piemonte. Lo strumento dovrebbe offrire alle aziende la possibilità di attingere fondi comunitari per il proprio ammodernamento e la competitività sui mercati ma i bandi risultano eccessivamente complessi e restrittivi, con meccanismi che portano all’esclusione (a causa del mancato raggiungimento dei punti necessari) delle grandi imprese agricole. Una “farsa” che paralizza il mondo agricolo: delle circa 500 domande di accesso alle misure raccolte da Confagricoltura Asti – in particolare provenienti dal comparto zootecnico – al momento solo una decina risulterebbero ammissibili. La Regione Piemonte continua a fare “orecchie da mercante” e così facendo umilia gli sforzi dei giovani che vorrebbero avvicinarsi al settore agricolo e quelli delle aziende desiderose di riconvertire la propria produzione per affacciarsi a nuovi mercati. Basta analizzare con attenzione i contenuti del nuovo Piano per comprenderne la scarsa qualità e l’approssimazione con cui è stato redatto. Aspetti così accentuati che verrebbe da pensare che il documento sia stato scritto da chi ignora completamente le peculiarità dell’agricoltura targata Piemonte. L’assessorato all’Agricoltura di corso Stati Uniti sembra essersi arroccato in un laconico “no comment” che lascia trasparire un evidente imbarazzo e forse, ma ci auguriamo per l’intero mondo agricolo di sbagliarci, una manifesta inefficacia a fornire nuove soluzioni in tempi utili e che siano rispondenti alle priorità evidenziate da Confagricoltura e gli imprenditori agricoli,  ribadite a chiare lettere durante tutti gli incontri appena conclusi. Confagricoltura Asti, per voce del suo presidente Massimo Forno, torna a chiedere una precisa assunzione di responsabilità da parte degli esponenti politici locali per affermare nelle sedi più opportune le istanze perorate dall’agricoltura piemontese. Dalla paralisi alla cancrena il passo è breve: Confagricoltura non accetterà passivamente questo estenuante rinvio nel prendere delle decisioni risolutive e proseguirà la sua incisiva campagna a tutela e sviluppo del mondo rurale locale.