Era il maggio 2010 quando l’allora sindaco Giorgio Galvagno annunciava in pompa magna la sua “mossa vincente”, ossia il progetto di riqualificazione dell’ex Maternità di via Duca d’Aosta (inserito nel piano di sviluppo “Un futuro per Asti”) che avrebbe dovuto ospitare l’istituto tecnico “Castigliano” la cui attuale struttura, ubicata a pochi passi da piazza Medici (che sarebbe altresì dovuta raddoppiare), doveva essere abbattuta per far spazio ad un parcheggio interrato multipiano da 600 posti. Un’ipotesi rimasta tale a seguito della prima bocciatura da parte della Regione, che non l’ha prevista nella Variante (approvata nel febbraio 2011), e che l’attuale Giunta Brignolo ha deciso di accantonare definitivamente, cancellando contestualmente il sogno di Galvagno di costruire un “campus studi in stile americano” nel borgo Torretta.
Il primo incontro fra le parti, tenutosi alcuni giorni fa, per discutere il futuro degli immobili dismessi dell’Asl è stato presieduto dal sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, e dal vice sindaco, Davide Arri, con la partecipazione del presidente della Provincia di Asti, Maria Teresa Armosino, il vice presidente della Fondazione CrAsti, Maurizio Rasero, il direttore generale dell’Asl AT, Valter Galante, i presidenti dell’Unione Industriale e dell’Atc, Erminio Renato Goria e Claudio Campia e i rappresentanti del Collegio dei Costruttori, oltre a quelli delle associazioni di categoria come Confartigianato, Confcooperative e Unicapi.
Bisognerà attendere l’autunno, precisamente la fine di settembre, per assistere al secondo “round” del tavolo di concertazione e veder prendere forma la fase finale del Piano particolareggiato. Sperando che questa sia, davvero, la volta buona per l’ex Maternità o “Fondazione Antonietta Pittarelli Badoglio”, così come venne denominata il 30 settembre 1936, giorno dell’inaugurazione.
Lo storico stabile (facente parte di un lotto di 9.757 mq di cui 2350 di superficie coperta) ritroverà un concreto utilizzo nella città? Sono in molti a sperarlo.
Oggi lo stato di degrado in cui versa la struttura è sotto gli occhi di tutti: vetri infranti, erbacce che s’insinuano tra le intercapedine dell’asfalto eroso dalle intemperie e quelle porte d’accesso murate nel giugno scorso, per evitare un’occupazione abusiva più volte ventilata, lasciano un profondo senso di sconforto.
L’ex Maternità non è la sola partita da giocare nell’intricato scacchiere degli immobili in disuso di proprietà dell’Asl: sullo sfondo resta irrisolto il futuro dell’ex Ospedale di via Botallo e dell’ex mutua di via Orfanotrofio.
Nel primo caso tutti gli indizi porterebbero a pensare che l’Amministrazione comunale sia decisa a realizzarvi l’Albergo Etico, progetto fortemente voluto anche dal capogruppo di Noi per Asti, Mariangela Cotto, che vedeva nello stabile anche la concreta possibilità di realizzare appartamenti per persone con maggiori difficoltà a inserirsi autonomamente nel territorio (giovani coppie e anziani).
L’idea non trovò l’esplicito consenso di Galvagno che, in un’intervista rilasciata al nostro giornale nel novembre scorso, alla domanda sull’Albergo Etico chiosò: “L’Albergo Etico è semplicemente un albergo in cui il personale è costituito da persone portatrici di handicap e che quindi può godere di maggiori finanziamenti dalla comunità. Si può insediare all’ex ospedale, nella palazzina dell’ex caserma Colli di Felizzano, dove meglio crede, e noi li aiuteremo in tutte le maniere. L’aggiunta del prefisso “etico” non cambia la natura delle cose, è e rimane un albergo”.
Discorso ancora più eterogeneo per il complesso di via Orfanotrofio, attualmente occupato abusivamente da 11 famiglie in emergenza abitativa che dopo un anno e mezzo dall’occupazione (era l’8 dicembre 2011) sono riuscite a riconvertire gli ambulatori sanitari in veri e propri moduli abitativi e, con l’appoggio dell’associazione per il diritto alla casa Coordinamento Asti Est, a far diventare l’ex mutua un luogo d’impronta culturale ospitando convegni, mostre e concerti.
Sulla sorte degli occupanti pende la recente sentenza del giudice Francesco Donato, che il 13 luglio scorso ha stabilito lo sgombero entro 20 giorni.
Una dismissione necessaria giacché “i proventi derivanti dagli immobili dismessi dell’Asl siano saranno utili per completare opere sanitarie essenziali alla popolazione astigiana”, è già stato precisato dalla direzione dell’Asl At.
La situazione è potenzialmente esplosiva e per la giunta Brignolo si prospetta un calendario autunnale pregno di decisioni importanti per dare “un (nuovo) futuro per Asti”.

Fabio Ruffinengo