Vigilare sulla salute, attraverso i comportamenti quotidiani, per dare maggiore forza alla prevenzione: obiettivo che anche all’Asl AT si sta realizzando con il sistema di sorveglianza Passi, attuato a livello nazionale e basato sulla raccolta di dati forniti localmente da un campione significativo di utenti.

In Piemonte lo studio ha coinvolto tutte le Asl, chiamate anche ad analizzare i risultati e a diffonderli: le informazioni serviranno alla costruzione dei profili di salute e per programmare gli interventi di prevenzione in ambito locale. A livello regionale le persone contattate sono state complessivamente 3262: 224 hanno costituito il campione casuale selezionato dall’Asl astigiana, ugualmente suddiviso tra uomini e donne. Gli utenti (età media di 44 anni) sono stati selezionati dalla lista dell’anagrafe sanitaria dell’Azienda. Circa la metà possiede un livello alto di istruzione e il 67% ha un lavoro regolare; meno della metà si dichiara esente da difficoltà economiche, mentre il 14%, rappresentato soprattutto dalle donne, segnala di averne molte.

Gli indicatori di tipo sociale, riguardanti cioè l’istruzione e il benessere economico – indica Daniela Rivetti, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl AT – si sono dimostrati costantemente associati a una maggiore frequenza di fattori di rischio noti: sedentarietà, sovrappeso, stili di vita scorretti, minore adesione agli screening. I dati raccolti saranno  illustrati ai medici di base, il 16 aprile alla Fons Salutis di Agliano Terme, per giungere ad azioni condivise e orientate alle strategie di sanità pubblica previste dal Piano nazionale della prevenzione. In prospettiva proseguiranno gli aggiornamenti di Passi”.

Lo studio ha indagato anzitutto sulla percezione dello stato di salute degli intervistati: oltre due terzi (69% contro una media regionale del 67%) considera positivamente la propria situazione. I dati indicano che “si sentono meglio” i giovani, chi non ha difficoltà economiche e possiede un’istruzione elevata. Le donne lamentano più giorni in cattivo stato di salute e, di conseguenza, maggiori limitazioni nelle attività quotidiane.

Sempre le donne denunciano, rispetto agli uomini, una maggiore sedentarietà, problema che riguarda il 20% del campione (solo il 35% tiene conto delle raccomandazioni sull’attività fisica).

Fumo, alimentazione, alcol. L’abitudine al fumo coinvolge il 24% degli intervistati, più frequentemente uomini e persone socialmente svantaggiate; il 41% ha cercato inutilmente di accantonare la sigaretta nell’ultimo anno e chi ce l’ha fatta ci è riuscito senza ricorrere ad aiuti esterni.

Le risposte sulle abitudini alimentari sono preoccupanti: il 29% del campione risulta in sovrappeso (ma il rischio per la salute non pare correttamente percepito), mentre gli obesi sono il 16%. Il consumo di frutta e verdura è diffuso, ma solo il 10% segue le raccomandazioni internazionali di mangiarne cinque porzioni al giorno.   

Sicurezza stradale e infortuni domestici. L’uso dei dispositivi di sicurezza è insoddisfacente: se l’89% del campione utilizza con continuità la cintura anteriore, solo il 30% ricorre a quella dei sedili posteriori.

Inoltre il 6% ammette di aver guidato in stato di ebbrezza nel mese precedente all’intervista e il 10% di essere stato trasportato da un autista sotto l’effetto dell’alcol.

Scarsa la percezione del rischio infortunistico in ambito domestico: l’86% lo considera basso o assente dove abita; tra i soggetti informati (principalmente da mass media o opuscoli mirati) il 29% ha messo in atto misure per rendere più sicura la propria casa.

Rischio cardiovascolare. Il 13% del campione tra i 18 e i 69 anni non ha mai misurato la pressione arteriosa: il 17% di chi l’ha fatto risulta iperteso (l’85%, di conseguenza, è in trattamento farmacologico). Una persona su quattro (24%) non ha mai controllato il colesterolo: un quarto di chi l’ha fatto presenta valori alti di colesterolemia.

Screening sui tumori. Neoplasia del collo dell’utero: il 72% delle donne tra i 25 e i 64 anni ha fatto almeno un pap-test negli ultimi tre anni, ma un altro 15% non si è mai sottoposta al controllo. Neoplasia della mammella: il 59% della donne tra i 50 e i 69 anni ha fatto almeno una mammografia preventiva (esame eseguito maggiormente da soggetti in condizione socio-economica più agiata); il 19% non si è mai posto il problema. Neoplasia del colon retto: a scopo preventivo solo il 16% degli ultracinquantenni intervistati si è sottoposto a un esame per la diagnosi precoce.

Vaccinazione antirosolia. Il 49,3% delle donne tra i 18 e i 49 anni è immune dal rischio rosolia, avendo fatto la vaccinazione o superato la malattia: il 48%, però, non conosce il proprio stato immunitario.

Depressione. Il 9% degli intervistati riferisce di avere avuto di sintomi nelle due settimane precedenti l’intervista: maggiormente a rischio sono le donne, le persone affette da patologie croniche o con difficoltà economiche. Il 40% di coloro che si sentono depressi non chiede aiuto a nessuno.