Cavallera“Il riordino della residenzialità psichiatrica non deriva da un’autonoma iniziativa dell’assessorato regionale alla Sanità, ma dall’accordo approvato a ottobre  dalla Conferenza Unificata (Stato- Regioni- Enti locali) sulla base di un  documento Agenas, valido a livello nazionale”. Così l’assessore Cavallera replica ai consiglieri del Pd che, sul tema del disagio mentale, accusano la Giunta di aver agito con fretta.

“Il Consiglio regionale ha deliberato  il 23 dicembre il recepimento dell’Accordo approvato dalla Conferenza Unificata il 17 ottobre, relativo alle strutture residenziali psichiatriche, e ha dato mandato alla Giunta di adottare il nuovo modello residenziale, con conseguente parziale revisione della delibera del Consiglio regionale nr  357 del 1997.”

La tipologia delle strutture residenziali psichiatriche viene distinta per il livello di intervento terapeutico-riabilitativo e per il livello di intensità assistenziale offerto.

Sono 3 le tipologie individuate: SRP1: struttura residenziale psichiatrica per trattamenti terapeutico-riabilitativi a carattere intensivo; SRP2: struttura residenziale psichiatrica per trattamenti terapeutico riabilitativi a carattere estensivo (queste strutture possono essere articolate su diversi livelli di intensità assistenziale, che configurano diverse sottotipologie); SRP3: struttura residenziale psichiatrica per interventi socio riabilitativi, con differenti livelli di intensità assistenziale, articolata in tre sottotipologie, con personale socio-sanitario presente nelle 24 ore, nelle 12 ore o per fasce orarie.

Il Consiglio regionale ha dato mandato alla Giunta di attuare la riclassificazione delle strutture residenziali psichiatriche in Piemonte, secondo le disposizioni nazionali.

“La Giunta regionale, demandando a successivi atti la revisione complessiva di tutta la materia, si è limitata a proporre, al momento, la regolamentazione dei cd “gruppi appartamento”- previsti dalla delibera 357/1997- attualmente afferenti alle tipologie SRP3 e in parte SRP2. La SRP3 è a bassa intensità dei trattamenti socio riabilitativi” – sottolinea Cavallera.

“La tipologia SRP3, a differenza delle altre che sono a totale carico del SSN, in base all’accordo nazionale, prevede una compartecipazione del paziente. Ma, proprio per evitare di gravare sui pazienti e sulle loro famiglie ed eventualmente sui Comuni e gli enti gestori nel caso di  indigenti, in presenza di redditi medio-bassi, l’onere sarà a carico dei servizi sociali della Regione.

In sostanza, al di fuori dei casi dei redditi elevati, la Regione copre la quasi totalità degli interventi.

Prima di adottare la deliberazione, è stato avviato un ampio confronto con gli enti gestori delle strutture e con le associazioni dei famigliari dei malati sul contenuto della nuova regolamentazione: la delibera è anche attualmente sottoposta al parere della Conferenza Regione- Enti locali.

Peraltro, in materia di residenzialità psichiatrica, questi adeguamenti sono previsti dai Programmi operativi del Piano di rientro 2013-2015

Non vi è alcuna fuga in avanti, né intempestività, ma solo la volontà di contribuire a avviare un percorso che, indipendentemente dalle amministrazioni pro-tempore, dovrà attuare le disposizioni emanate dal servizio sanitario nazionale a tutela dei pazienti e delle loro famiglie, con la previsione di modelli di intervento e di assistenza adeguate alle necessità dei soggetti psichiatrici”-conclude Cavallera.