La “piazza” gremita, le firme vicine a quota 30 mila, le testimonianze dei pazienti, la rabbia dei lavoratori. L’assemblea ospitata, venerdì pomeriggio, al primo piano del Cardinal Massaia ha raccolto tutte le sfumature che contraddistinguono il volere degli astigiani in merito al proprio centro sanitario d’eccellenza: l’ospedale c’è e non si tocca. Punto. Si legga come meglio si creda ma la giornata di ieri è l’ultimo, e forse più incisivo, telegramma virtuale inviato alla Regione: la delibera di riforma della sanità va cestinata, o quantomeno ampiamente rivista, poiché l’Astigiano non è pronto – e mai lo sarà – ad accettare il depauperamento del proprio nosocomio per mere logiche di bilancio. LA RABBIA Cristina Valle, portavoce del Comitato dei lavoratori dell’Asl AT a difesa dell’ospedale, non usa mezzi termini per rispedire al mittente la proposta di riorganizzazione ospedaliera: “E’ una follia, il Cardinal Massaia è stato inaugurato meno di dieci anni fa (nel 2005 fatta eccezione per radioterapia, ndR) con una struttura meravigliosa che ora si vuole cestinare. La delibera prevede una moria di 50 posti letto e il venir meno di centinaia di prestazioni; in questi anni abbiamo retto nonostante i pesanti tagli inflitti al bilancio, assicurando i servizi anche se in alcuni reparti si conta poco più della metà del personale necessario. E’ stato uno sforzo immenso e la politica, come risposta, ha deciso di smembrare l’Ospedale. Siamo arrabbiatissimi, il diritto alla salute non deve essere toccato”. Una beffa nella beffa se si pensa che, come ricordato dalla stessa Valle, con il passaggio dal vecchio nosocomio di via Botallo alla nuova struttura in località Fontanino erano stati promessi 700 posti letto: “Se passa la delibera – ha proseguito – dovremo migrare per avere servizi che ora abbiamo già in sede. Leggere che Chiamparino non parlerà con i comuni che faranno ricorso al Tar è assurdo; la politica non ha mai dialogato con noi, dovevano essere istituiti tavoli tecnici, in un paese serio si fanno le riforme partendo dalle competenze”. LE TESTIMONIANZE Cosa sarebbe un ospedale senza la riconoscenza dei suoi pazienti? Probabilmente una cattedrale nel deserto. Non è il caso del Cardinal Massaia, la cui efficienza è certificata non solo dalle testimonianze dei degenti astigiani ma anche dai numeri in costante crescita della mobilità attiva (pazienti di altre province/regioni che vengono a farsi curare nel nosocomio astigiano). Significative sono state le dodici testimonianze (una per ogni reparto a rischio di chiusura e/ o trasferimento ad Alessandria) lette in sala dagli attori Patrizia Camatel, Mario Nosengo e Federica Tripodi, protagonisti anche delle narrazioni di alcuni versi significativi tratti dal libro “Il canto degli alberi” di Hemann Hesse. Storie di vita, in cui il lieto fine non è affatto scontato, che hanno tratteggiato la sofferenza di chi in quei reparti ha spese ore, giornate, ma che grazie alla professionalità e l’attenzione dimostrata dal personale del Cardinal Massaia è stato possibile superare. Grazie ai medici, grazie agli infermieri, grazie agli Oss, grazie ai volontari: la lista dei ringraziamenti è variegata ma il profilo comune è che i degenti non si sono affidati solo all’eccellenza di uno ma nella solidità di un gruppo, uomini e donne armati di camice che in quel luogo di dolore hanno saputo ridonare speranza e amore per la vita. LA POLITICA La democrazia, per quanto partecipativa, è una forma di governo che affida il potere del popolo nelle mani di alcuni rappresentati che sono tenuti ad ascoltarne le istanze e lavorare verso l’orizzonte del bene comune. Questa non è altro che una sommaria definizione scolastica ma lascia intuire la peculiarità del ruolo istituzionale nella difesa del presidio ospedaliero. La politica astigiana ha risposto in coro al grido d’allarme, mobilitandosi sia sul terreno della concertazione che in quello giuridico. Tutti sanno che il Comune è capofila del probabile ricorso che sarà presentato al Tar e al quale hanno risposto con la propria adesione già 30 sindaci dell’Astigiano, alcuni dei quali presenti in sala con la propria fascia tricolore. Il consigliere provinciale Angela Quaglia è sicuramente tra i primi che, compresa la gravità della situazione, ha messo in moto la macchina organizzativa che ha portato alla raccolta di quasi 30 mila firme: “All’inizio si pensava fosse in programma di sopprimere “solo” 12 primari ma dopo aver letto con maggior attenzione i contenuti della delibera è emerso con chiarezza che a rischio era la funzionalità stessa del nostro ospedale. Con le firme raccolte i cittadini chiedono dei risultati, vogliono che il nostro ospedale resti solido e caratterizzato da tutte le specialità di cui possono fruire oggi. La consegna delle firme all’assessore Saitta (in visita ad Asti lunedì 12 gennaio, su sua richiesta, e non il 16 come preventivamente dichiarato) e il ricorso al Tar andrà avanti perchè questo ci tutela da possibili tagli in futuro. Chiederemo ovviamente il ritiro della delibera”. Tanti dei presenti hanno atteso oltre quattro ore per ascoltare il punto di vista del sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, intervistato dalla giornalista e scrittrice Laura Nosenzo che ha curato per intero l’evento. Brignolo ha annunciato che giovedì scorso ha incontrato Paolo Scaparone, avvocato torinese a cui è stata affidata la pratica del ricorso al Tar, per illustrare nel dettaglio i temi della difesa. “Abbiamo spiegato reparto per reparto quali sarebbero le problematiche – ha spiegato il sindaco – ed è stato chiaro che la delibera, invece che diminuire i costi, andrebbe addirittura ad aumentarli. Portare interi reparti ad Alessandria sarebbe un’operazione da milioni di euro e l’adeguamento dell’ospedale alessandrino non è nemmeno nei piani di edilizia sanitaria.” Sul ricorso al Tar Brignolo ha precisato che è “un atto obbligato per non far scadere il termine entro cui la delibera diventi attuativa (il 18 gennaio 2015, ndR). Altra “cartuccia” è la cosiddetta marcia su Torino: “Abbiamo già prenotato e pagato, inserendo la spesa a bilancio, 10 pullman per manifestare a Torino. Non abbiamo ancora una data precisa di quando questo avverrà poiché è una mossa da utilizzare al momento opportuno. Tuttavia ogni valutazione andrà fatta dopo l’incontro con l’assessore regionale alla Sanità ma nel frattempo “abbiamo raccolto molta documentazione ed è stato particolarmente efficace rispolverare l’accordo 2012 tra la Asl di Asti e l’Aso di Alessandria dove già si parlava di accorpamenti”. Nel documento, ha proseguito il primo cittadino, si erano già fatte ipotesi che alcuni servizi venissero concentrati in Alessandria e altri rimanessero sul nostro territorio. “Siamo convinti che, a saldo invariato, è possibile lasciare intatte quasi tutte le specialità che oggi sono attive nel nostro ospedale”. LA SPERANZA Le parole di Brignolo hanno sicuramente donato maggiori speranze ai presenti e tra questi anche al nostro vescovo, mons. Francesco Ravinale, che con la sua preziosa metafora “A forza di tagliare alberi si finisce che non si ha più la legna per scaldarsi” ha fornito il fil rouge attraverso cui si è sviluppato l’intero incontro. “Questo pomeriggio ha dimostrato che si può affermare la propria opinione in modo civile ma con retta convinzione. Il bene comune non divide mai, questo è un messaggio di grande speranza”. Intanto dalla Regione l’assessore Giorgio Ferrero e il consigliere Angela Motta hanno fatto sapere di aver lavorato, assieme agli uffici regionali e all’Asl, per modificare il piano di riordino prodotto dall’assessorato al fine di presentare una proposta che venga maggiormente incontro alle esigenze dei cittadini. Il piano sarà discusso lunedì pomeriggio, congiuntamente con l’assessore Saitta, durante il tavolo tecnico con i sindaci della conferenza dell’Asl At. “L’incontro – spiegano Motta e Ferrero – dovrebbe finalmente portare alla soluzione della complessa fase di riorganizzazione della rete ospedaliera piemontese e, anche, astigiana. Siamo convinti che il nuovo testo contenga novità importanti rispetto al precedente, in quanto pone al centro la valorizzazione delle eccellenze del nostro ospedale e, di conseguenza, la garanzia di un servizio di qualità per gli utenti”. Padre Francesco ha quindi affidato a Maria Rosa Negro (voce) e Sergio Pesce (chitarra) la chiusura in musica dell’evento, dopo che per tutta la giornata i due artisti hanno inframezzato con stacchi musicali – particolarmente apprezzati dal pubblico – il succedersi dei vari interventi. Fabio Ruffinengo