progetto tanaroOffrire occasioni lavorative e contribuire a riqualificare la sponda sinistra del fiume Tanaro, questi i contenuti di due Progetti di Pubblica Utilità (Ppu) ora terminati, presentati dalla Città di Asti in risposta al Bando regionale che prevedeva contributi a copertura del 80% delle spese totali. I progetti, i cui esiti sono stati riassunti nell’articolato incontro svoltosi martedì 28 luglio in Municipio, avviati a febbraio han permesso di assumere per un periodo di 6 mesi e individuati dal Centro per l’Impiego,  4 operai per la pulizia di un tratto significativo (circa 3 km) della sponda sinistra  del fiume Tanaro e 6 progettisti addetti alla stesura di un progetto tecnico/socio/economico sulla valorizzazione dell’intera area del Lungotanaro. Come ha ricordato l’Assessore regionale Giovanna Pentenero  i Ppu rientrano nelle azioni di politica attiva del lavoro promosse dalla Regione Piemonte nell’ambito del Fondo Sociale Europeo. Si tratta di interventi che hanno la finalità di contrastare la disoccupazione di lunga durata sostenendo l’inserimento lavorativo tramite assunzioni a tempo determinato. Particolarmente interessanti le indicazioni emerse dai vari interventi, frutto di osservazione, lavoro di cartografia e sul campo, utilizzo di banche date regionali e comunali, analisi di precedenti studi e rapporti con Uffici e personale del Comune di Asti. Innanzitutto la visione di insieme, ricordata dall’arch. Alessandro Boano, coordinatore tecnico dei progetti “di aver lavorato in modo virtuoso per individuare una mappa di priorità e fare da base alle scelte progettuali future. Prime fra tutte la manutenzione dell’area e l’innesto in un circuito di opportunità legato al turismo e ai beni del territorio”. Un’area vasta quella prospiciente il fiume interessata dal progetto: da c.so Savona al ponte ferroviario, di lì alla tangenziale Asti Cuneo, fino ai confini con il Comune di Azzano, monitorata attentamente nei suoi limiti (mancanza di segnaletica e di manutenzione, edifici dismessi, degrado) e nelle sue  opportunità (strutture storiche, aree verdi strutture ludiche e sportive, risorse di paesaggio). Una zona comunque poco conosciuta perché poco frequentata e non così accessibile a dispetto delle potenzialità ludiche, didattiche naturalistiche, come hanno richiamato nel dettaglio gli interventi di Marica d’Orio ed Emanuela Marotta e di Ester Alfieri relativamente al crescente interesse turistico rivolto al capoluogo e alle colline riconosciute patrimonio Unesco. Per quanto riguarda l’esistente, da potenziare l’area camper e la valorizzazione dei percorsi ciclopedonali sugli argini, in particolare le connessioni con l’area del parco Lungotanaro (passerella per oltrepassare il canale del depuratore). Non sono mancate suggestioni per ridare funzione a edifici oggi dismessi o in disuso, “pur consapevoli  della proprietà privata di tali edifici”, ha ricordato l’arch Daniela Segatto, ”come il Mulino Valente vera e propria torre d’accesso alla città, a raccontare (museo?) la prima industrializzazione e l’energia motrice dell’acqua, o la grande Cascina all’interno del Parco, un domani punto sosta o promozione di prodotti tipici”. Percorso progettuale che ha messo in gioco le competenze generando quel mix, ragionevolmente creativo, che non fa più pensare al fiume come laterale alla città, o solo elemento fisico di separazione, ma come elemento di connessione tra territori, tra ambienti (i corridoi ecologici), fruibile in modi e forme nuove (canoa, kaiak?), lungo le sponde a piedi o in bicicletta, utilizzando (scoprendo?) strade secondarie attraverso le aree agricole. La naturalità dei luoghi che connota l’area è un aspetto decisivo perché controllare lo sviluppo arbustivo, favorirne al tempo stesso la biodiversità e incrementarne la fruizione diventa il vero punto forte e strategico dello sviluppo futuro dell’area. “Adottando modelli, ha spiegato l‘arch. Giovanni Venturino, che si è occupato della previsione di piano di manutenzione dell’area, che distinguano in due zone, urbana fino al ponte ferroviario e periurbana (fino al ponte delle tangenziale) la gestione differenziata della manutenzione con interventi frequenti nelle zone maggiormente fruite e diradati mano a mano che ci si avvicina alle sponde fluviali. Con una connotazione che ci sentiamo di indicare, la zona dell’Isolone da trattare come “parco rurale”, cuscinetto tra area urbanizzata e l’area agricola che circonda la città al confine con il Comune di Azzano”. Significativo da questo punto di vista il progetto manutentivo di pulizia e ripristino della tratta di sponda tra via Ticino fino al confine di Azzano, liberata a tratti da ogni genere di ingombri e macerie, anche pericolose, e libera dall’erba cresciuta oltremisura che ne riduceva il passaggio. Come previsto dal bando, i progetti per i quali la Città di Asti risulta ente promotore, erano presenti gli Assessori all’Ambiente Maria Bagnadentro e alle Politiche Sociali Piero Vercelli, sono stati realizzati grazie a partenariato pubblico privati, individuati tramite procedure di evidenza pubblica e costituiti da imprese e cooperative che hanno provveduto all’assunzione diretta dei lavoratori. I partner dei progetti insieme al Comune di Asti, ente promotore, sono stati: BPI Italia Obiettivo Lavoro, Irecoop piemonte, Consorzio Unione Asti e CCS consorzio cooperative servizi. “L’ampia ricognizione”, ha evidenziato la dr.ssa Connie Maggio che la curato per Obiettivo Lavoro la tenuta complessiva del progetto, “restituisce un risultato positivo dal punto di vista tecnico, dello sviluppo economico, dell’attivazione delle persone e ci si augura possa trovare probabile realizzazione attraverso prossime, specifiche  linee di finanziamento europee e regionali”.