Spunti di riflessione, parole di impegno e libere espressioni dei corpi sono stati gli ingredienti serviti ai ragazzi del Castigliano che hanno preso parte, venerdì, a “Tela Libera Tutte”, la giornata astigiana di sensibilizzazione, voluta dalla Provincia di Asti e dalla sua consigliera di Parità, con l’impegno delle sezioni astigiane di Libera e del Soroptimist, per sottolineare la drammatica urgenza di azioni di contrasto al dramma della violenza contro le donne e della violenza di genere. La riflessione è stata dapprima offerta dagli interventi del convegno “Se la sono cercata”, (un progetto del Castigliano culminato ieri ma che prevedeva precedenti momenti di approfondimento sulla violenza di genere, attraverso la visione di film tematici, come Pride, Miss Violence e Mustang), dove la declinazione al femminile degli sforzi per arginare questa piaga sociale è stata curata da esperte in diversi settori (la ginecologa Daniela Timon, la psicologa Patrizia Garofano, l’avvocato Maria Bagnadentro e la docente Monica Parola). Si è parlato di termini precisi di cifre (116 le vittime dall’inizio dell’anno solo in Italia, di cui l’ultima risale appena a due giorni fa; dall’inizio dell’anno, invece, ad Asti poco più di 100 persone hanno avuto bisogno delle prestazioni del Pronto Soccorso, perché vittime di violenza, con larghissima maggioranza femminile), di date (i processi storici per stupro, Circeo ’75 e Latina ’78, l’impegno dell’avvocato Tina Lagostena Bassi, che ricordava come allora la giustizia stessa fosse altrettanto violenta degli stupratori, rimandando alle vittime l’onere della prova, facendo ricadere su di esse il carico del processo, invocando una medievale presunzione di non credibilità; la storica data del 1996, in cui queste violenze vennero fatte rientrare nel novero dei delitti contro la persona) e di donne coraggiose (con il vivido ricordo di Tina Anselmi, una delle più convinte a sostenere che i problemi delle donne richiedessero le donne stesse per la loro soluzione). Con il flash mob scatenato in piazza San Secondo, invece, studentesse e insegnanti, che indossavano un particolare di colore rosso (dall’alta valenza simbolica), hanno ballato sulle note e sulla coreografia di Break the Chain, colonna sonora ufficiale della giornata, mostrando come il corpo della donna possa e debba tornare a farsi persona e valore, invece di essere mercificato o mortificato da comportamenti e culture oppressive e aggressive.