Vitttoria VillaniSaranno diffusi ufficialmente solo al termine dell’evento i dati e le cifre relativi alla mostra “Etruschi – L’ideale eroico e il vino lucente” in corso a Palazzo Mazzetti fino a domenica. Ma non si può negare che l’iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti abbia raccolto, da marzo ad adesso, un ottimo flusso di visitatori e critiche positive in città. Il direttore della Fondazione, Vittoria Villani appare soddisfatta dei risultati ottenuti:  con lei abbiamo stilato un primo bilancio della mostra, ne abbiamo ripercorso la storia e abbiamo gettato uno sguardo sul futuro culturale astigiano. Come è nata l’idea di questa mostra e perché si è scelto di portare ad Asti proprio gli Etruschi? “Il punto di partenza è stato il ritrovamento dell’elmo villanoviano in un’ansa del fiume Tanaro, avvenuto casualmente nel 1875. L’elmo è molto ben conservato, perché a differenza di quanto si usava fare con le offerte votive, non fu semplicemente gettato nel fiume  ma fu protetto in una fossa scavata appositamente che nel tempo lo ha lasciato integro. Ciò fa sì che si tratti di un unicum. L’elmo del resto non era mai stato ad Asti e ci piaceva l’idea di poterlo ospitare per un periodo. Ci affascinava anche la parabola etrusca, per diversi aspetti: l’opera di mediazione tra l’Oriente, i Greci, il nord Italia, la Francia; il ruolo fondamentale che ricoprirono nella diffusione dei miti omerici; l’appropriazione della cultura greca per aspetti quali l’eroismo, l’atletismo o le consuetudini del banchetto; la capacità commerciale che li portò a inserire nelle tratte la valle del Tanaro quando la via del mare era preclusa.  E’ una civiltà di cui non ci rimangono che rarissime tracce scritte, un popolo che amava i vaticini e la divinazione e che per questo fu mal visto nel periodo cristiano e medioevale e fu praticamente ignorato dalle trascrizioni monastiche. Ma, ci tengo a ricordarlo, quello etrusco fu anche il popolo che portò il vino in Francia: dalle analisi fatte nella fascia del Golfo di Marsiglia è stato accertato che il Dna dei vitigni coltivati in quell’area è lo stesso dei vitigni originari italiani. Gli Etruschi prima vendettero il vino italiano alle popolazioni d’oltralpe, poi innestarono le barbatelle per produrre il vino in loco”. Così gli Etruschi sono tornati ad Asti. Con molte collaborazioni e ottimi risultati. “La collaborazione con i Musei Vaticani è stata fondamentale, ma anche quella con il Museo di Villa Giulia, con il Museo Archeologico di Firenze, quello di Vetulonia, di Tarquinia, di Grosseto che sono stati splendidamente disponibili. Il curatore della mostra, Maurizio Sannibale,  durante l’inaugurazione mi rivelò che prima di questa esperienza i Musei Vaticani avevano prestato pezzi della loro collezione solo una ventina di anni fa, per una mostra a New York, e questo ci ha resi felici. D’altra parte non nascondo che per certi aspetti è stato anche mortificante scoprire quanti visitatori restavano sorpresi per la bellezza della mostra: ho sentito un signore di Milano che, uscendo da Palazzo Mazzetti, diceva che i suoi amici lo avevano preso in giro per la sua idea di venire a vedere gli Etruschi ad Asti. In molti sono arrivati con il timore che ci fossero pochi pezzi e sono rimasti spiazzati dalla qualità e dalla ricchezza dell’esposizione”. Il prossimo appuntamento a Palazzo Mazzetti quale sarà? “Passato il critico momento dello smantellamento e della restituzione dei vari reperti ai diversi soggetti coinvolti, il 15 novembre vorremmo inaugurare una mostra di dimensioni più ridotte sull’arte cinese contemporanea, “Nell’anno del drago”. Tramite l’Associazione Piemontese Arte e i contatti con il Parco Culturale di Shanghai ospiteremo il lavoro di quattro artisti cinesi che illustreranno le tendenze attuali dell’arte nel loro Paese. A corredo organizzeremo molte attività e laboratori: saranno con noi una calligrafa, un suonatore di antichi strumenti orientali, un esperto di origami; organizzeremo la didattica per i bambini delle elementari. Il pensiero di fondo è che, come occidentali, per la Cina nutriamo sentimenti ambivalenti: in parte la temiamo, in parte vorremmo conoscerla e siamo curiosi e intuiamo le molte opportunità che ci offre”. Marianna Natale Il testo completo dell’intervista sulla Gazzetta d’Asti in edicola da domani, venerdì 12 ottobre. Clicca qui per una galleria fotografica sulla mostra e le ultime iniziative relative.