Meritata ovazione ieri sera per gli Area. Una piazza Cattedrale stracolma ha salutato con entusiasmo il ritorno dopo 34 anni dei funamboli del rock progressivo Ares Tavolazzi (basso), Patrizio Fariselli (tastiere) e Paolo Tofani (chitarre), affiancati dal batterista Walter Poli e dallo “special guest” astigiano Christian Saggese.
Tantissimi i giovani che hanno ascoltato in religioso silenzio delicato set di apertura del chitarrista, per poi scatenare il battimani su melodie storiche e incredibili improvvisazioni.
“Se ci chiedete che genere musicale facciamo – dice Fariselli – la risposta è: la nostro! Abbiamo sempre cercato di trovare una strada personale, di non assomigliare a nessuno”.
L’11 settembre 1978 avete tenuto un ormai storico concerto al Bosco dei Partigiani di Asti. Che ricordi avete di quella giornata? E sapevate che dall’anno scorso in quel parco c’è una targa dedicata a Demetrio Stratos (cantante del gruppo scomparso l’anno successivo, NDR)?
Tavolazzi: “Io ho una registrazione di quel concerto che mi ha passato Christian Saggese, c’è un rumore di fondo terribile ma è un bel souvenir”.
Fariselli: “Sarebbe impossibile ricordarsi tutti i concerti che abbiamo tenuto, però scopriamo adesso della targa e ci fa davvero piacere”.
Se come gruppo foste nati oggi, quanto sarebbe stato diverso il vostro sound, alla luce delle innovazioni tecnologiche?
Tofani: “Fin dai nostri esordi, 40 anni fa, abbiamo utilizzato tecnologia d’avanguardia, e oggi con la stessa naturalezza utilizziamo i computer, anche sul palco. Ovvio che se allora ci fossero state le macchine di adesso, il suono sarebbe stato diverso, ma non la musica”.
Fariselli: “Per quanto mi riguarda, il mio motto è: non ci si priva di nulla! (ride) Sta poi al musicista decidere che peso dare alla tecnologia, ma la cosa importante è l’idea musicale di base”.
Che musica ascoltate oggi?
Tavolazzi: “Bella domanda. Io ascolto un po’ di tutto, ho degli amici che mi passano diverse cose da ascoltare velocemente, soprattutto jazz. Però il più delle volte, quando ho tempo, torno alle cose che ascoltavo vent’anni fa. Non sono attratto da generi più recenti come l’hip hop o il rap, mi dicono ben poco”.
Fariselli: “Quando arrivò il rap, io fui un grande profeta a riguardo, dicendo che sarebbe durato al massimo un paio di mesi…E dissi la stessa cosa anche del punk! (ride)”.
L’intervista completa sarà disponibile sul numero del nostro giornale in edicola a partire da venerdì 13 luglio.
Alexander Macinante