Sulle strade ferrate con gli hobos. E’ un viaggio fuori dai consumistici tour da depliant quello che Andrea Guido, creativo di Cisterna, ha compiuto negli Stati Uniti. Alcuni mesi in compagnia degli hobos, i vagabondi americani che, chiamatisi fuori dalla società, girano per gli States salendo sui convogli ferroviari. In letteratura un esempio di scrittori hobos sono stati Jack Kerouac e Jack London.
Guido, che ha 30 anni, ha cominciato la sua straordinaria avventura in una “biofarm” della California, a Sonoma Valley, a Nord di San Francisco.

“Avevo in mente di partire: ero indeciso se andare in Florida o proseguire lungo la California. Poi ho deciso per la California non sapendo perché ma una volta che infilo una porta, mi lascio guidare”.

Qui è entrato a far parte di un gruppo-test composto da 12 ragazzi. E tra questi c’era Jeff, 20 anni, che era scappato dalla sua casa nel Michigan dopo aver subito una serie di angherie dalla sua famiglia. L’aveva notato osservare delle mappe insolite

“Erano delle railowd map. Rappresentavano dei percorsi ferroviari che attreversavano tutti gli Stati Uniti. Mi ha rivelato che era un hobo, persone che si muovono all’avventura sui treni merci. Allora gli ho chiesto di portarmi con lui”.
Dalle campagne dell’Astigiano Guido si è trovato a vivere una vita vagabonda, munito di un saccone con pochi indumenti, una macchina fotografica e tanti sogni per un viaggio organizzato sì ma in una maniera che non si sarebbe mai aspettato.
“L’unica attrezzatura che  hanno con sé gli hobos è una mappa delle strade ferrate, una specie di manuale che si passano tra di loro con tutte le informazioni necessarie e una radio trasmittente che serve per sentire cosa dicono i macchinisti e capire quale direzione stanno prendendo i treni”.

Guido aveva anche una moleskine, il taccuino dei viaggiatori utilizzato da Chatwin e Hemingway.
Per 8 mila chilometri insieme a Jeff, il ragazzo di Cisterna ha adottato usi e costumi di un popolo che resiste fuori dal sistema e che ha come mito gli indiani, i nativi che sono stati massacrati perché non si volevano adeguare al progresso. Hanno dormito sotto i ponti e sui treni. Tutto illegalmente, facendo quello che chiamano “chouch surfing”, il nostro autostop non autorizzato.

Il resto dell’intervista è pubblicato sul numero 30 della Gazzetta d’Asti, in edicola da oggi, venerdì 30 luglio 2010.