BIAGIO RICCIOBiagio Riccio, presidente di Confartigianato Asti, ha aderito al partito politico di Unione Italiana nello scorso fine settimana, durante un incontro con il segretario nazionale del partito, Gianfranco Librandi. Riccio, come mai ha fatto la scelta di aderire al partito “Unione Italiana”? E’ molto semplice. Proprio per la mia natura, non era per me possibile, aderire a nessun partito politico esistente. La delusione che i nostri rappresentanti amministrativi hanno procurato a me ed ai miei colleghi è stata grande. Ritengo che sia il momento di incominciare a pensare che se non ci rappresentiamo direttamente continuando a delegare ai professionisti della politica, la gestione della nostra vita e del nostro lavoro, potrà solo peggiorare. Chi meglio di un partito di imprenditori, piccoli, medi e grandi, può garantirci una rappresentanza degna di questo nome? Inoltre, non perseguiamo ideologie politiche, di destra o di sinistra. Penso che queste abbiano perso molto del loro significato, e per tanto, cerchiamo di far valere la logica del buon senso come unica strada da perseguire. Inoltre, anche gli imprenditori grandi e bravi, e per fortuna in Italia ce ne sono ancora, cominciano a realizzare che di questo passo, nonostante il loro impegno, saranno obbligati a scelte drastiche per restare sul mercato. La delocalizzazione o l’emigrazione, vorremmo che fosse una scelta e non un obbligo. Come si può conciliare la figura di politico con quella di presidente di un’Ente a tutela del territorio com’è Confartigianato Asti? Che accoglienza ha avuto la notizia fra gli associati? Non mi sento un “politico”. Anzi, di questi tempi è offensivo. Ma Confartigianato non è un ente, tento meno ha compiti di rappresentanza territoriale. Siamo una libera associazione che aderisce ad un sistema nazionale, e la mission è garantire le condizioni affinchè il lavoro dei nostri associati sopravviva, evolva e cresca. Anche lì, la delusione è fortissima. Sovente, l’aria di Roma fa male, ed i rappresentanti espressi dalle grandi territoriali vengono rapiti dal canto delle sirene che si leva da quelle parti. Ad oggi, nessuno si spellato le mani per difenderci, e nonostante tutti gli sforzi compiuti dalla nostra dirigenza, tanti hanno potuto ottenere benefici dai nostri interventi, ma per moltissimi, non abbiamo potuto essere incisivi. Ora in mezzo ad un diluvio di leggi demenziali, di burocratizzazione spinta in barba a tutti i proclami di semplificazione, di stato che non ci paga ma pretende il nostro sangue, di condizioni di credito irrisolvibili, di equitalia, di tasse impossibili da pagare, di persone disperate con o senza partita iva, prima di sparire definitivamente in mezzo ad un’arroganza senza fine, penso che almeno organizzarci per vendere cara la pelle, sia un dovere. Che tipo di impegno attivo richiederà l’iscrizione a un partito che ha come sottotitolo “gente concreta”? Non facciamola troppo grossa. Ho preso una tessera di un partito, come molti altri miei colleghi che da anni militano in qualche formazione politica. Ma “gente concreta” è la realtà degli artigiani, e credo che il “vecchio” e costosissimo modo di fare politica, oggi dimostri i suoi limiti. Sarebbe difficile per me, spiegare ai colleghi che spendo qualche milione di euri per fare politica. Sarà molto più semplice chiedere a loro una cortesia nella loro autonomia decisionale e continuare a lavorare con loro, come loro e per loro. Su questo, penso che ci siano veramente pochi dubbi.