E’ stata una vittoria inaspettata quella del corto Se davvero, prenderò il volo dell’astigiano Filippo Vallegra nella sezione Spazio Torino della ventinovesima edizione del Torino Film Festival. Una giuria popolare composta da una ventina di lettori di Torino Sette ha incoronato il progetto che coinvolge anche un altro astigiano, Gino Caron. In gara altri cinque lavori, fra cui l’altro prodotto nostrano, Mr. Doyle a firma delle Officine Kaplan, ma il corto di Vallegra ha avuto la meglio. Due le proiezioni, quella gremita del venerdì e l’ultima del sabato. Poi la proclamazione del vincitore a cui andranno 2.550. Il regista astigiano trapiantato a Torino, non è stato presente fisicamente in sala, ma ha voluto parlare attraverso una mail letta da Caron con il quale abbiamo parlato di questo successo.
Che emozione è stata vincere la sezione Spazio Torino del Torino Film Festival?
Vincere a Torino significa tanto per me e significa tanto per Filippo. Viviamo il festival da qualche anno, prima da spettatori e ora, nel nostro piccolo, da protagonisti. In questo periodo, tra l’altro, sognare non è facile, costa parecchio. Diciamo che questo premio per noi ha un valore particolare, è un incoraggiamento a sognare.
Avete altri progetti in cantiere?
Progetti ne abbiamo tanti. Io continuo a scrivere e riscrivere corti che forse un giorno riuscirò  a girare, chissà. Filippo poi non sta fermo un momento, la sua è una creatività esplosiva anche se molto ricercata. Io vado a intermittenza. Scrivo in modo compulsivo per alcune settimane, poi mi blocco per un po’, poi riparto. Sono abbastanza incostante. Devo lavorarci su. Diciamo che dopo il festival ho rivalutato il mio rapporto con la recitazione.
Come è stato lavorare al corto Se davvero, prenderò il volo?
E’ stata la mia prima volta da attore, diretto da qualcuno che non fossi io. Nei miei corti precedenti recitavo, ma si trattava di interpretazioni minime, certamente non drammatiche. Quando Filippo mi ha chiesto di interpretare il protagonista del suo film mi sono spaventato, forse avevo paura di deludere sia me stesso che il mio regista. Poi ho letto la sceneggiatura e me ne sono innamorato. Non si trattava di un ruolo facile ma interpretarlo è stata un’esperienza intensa, che rifarei immediatamente. Penso che il fatto di non sentire la responsabilità della regia mi abbia aiutato a gestirmi meglio quando si è trattato di girare.