La Sindrome di Cassandra sono la novità più fresca del panorama musicale astigiano. Donatella Angelico (voce), Marialuisa Ferraro (chitarra), Manuela Stangoni (basso) e Roberta Toledo (batteria) propongono un rock indie tutto al femminile con canzoni originali, una delle quali, “Off”, è appena divenuta un videoclip. Marialuisa Ferraro ci parla della nascita del gruppo.
Come nasce questo progetto?
“Tutto parte dalla vocalist Donatella, che da un po’ di tempo, parallelamente ad altri progetti musicali come i Coffiendsigaretts, aveva iniziato a scrivere alcune canzoni. Durante l’estate del 2010 ha proposto a me e Roberta di seguirla in questa avventura, sicura che Manuela, che già aveva suonato con lei in precedenza, non avrebbe saputo dire di no. E’ stato tutto piuttosto casuale: ci conoscevamo di vista, ma non c’eravamo mai frequentate; sapevamo di avere più o meno gli stessi gusti musicali, ma non se saremmo andate d’accordo o meno. Così, dopo qualche tentennamento iniziale, ci siamo finalmente trovate in autunno inoltrato e abbiamo cominciato subito ad arrangiare alcuni brani. Non c’è stato neanche il classico passaggio obbligato con le cover: i pezzi di Donatella ci sono piaciuti subito e abbiamo deciso di partire da quelli, pensando che studiare gli arrangiamenti sarebbe stato molto più difficile. Di fatto i brani sono nati in modo naturale e, soprattutto all’inizio, è stato importante anche l’aiuto di Max D’Amico che ci ha regalato ottimi spunti”.
Quali obiettivi vi prefiggete?
“Il nostro unico obiettivo è quello di divertirci e di far divertire. Siamo convinte che sia importante fare musica seriamente, ma senza prendersi troppo sul serio. Ascoltiamo tutte rock: dal punk anni ’70 al grunge, e poi tanto, tanto, indie, Afterhours in primis. Menzione d’onore va a Carmen Consoli, che senz’altro ci influenza per lo sguardo femminile con cui costruisce i suoi testi”.
Qual è la vostra opinione sulla scena musicale della vostra città?
“La scena musicale astigiana è più fervida di quanto si possa immaginare. L’unico problema è che mancano delle strutture adeguate: ad esempio le sale prove sono insufficienti a coprire la domanda, e noi stesse abbiamo passato i primi mesi tra una saletta e l’altra a seconda della disponibilità, praticamente andando ad occupare le ore lasciate vuote da altre band). I locali poi sono decisamente scarsi, senza contare che questa situazione così radicata ha creato un pubblico poco curioso, e quindi anche chi organizza i pochi eventi che ci sono è invogliato a chiamare sempre i soliti gruppi, con la certezza di riuscire a radunare un po’ di spettatori. Come in tutti i settori culturali, anche in quello della musica leggera giovanile ci sarebbe bisogno di molto più appoggio da parte delle amministrazioni, e non solo in termini economici: si dovrebbe dare il permesso di suonare anche dopo la mezzanotte, e creare più occasioni per esibirsi, o addirittura pensare ad uno spazio pubblico con un cartellone”.
Alexander Macinante