Vinchio è il mio nido ci sono nato nella stagione del grano biondo…”:  così Davide Lajolo parlava del centro monferrino che gli diede i natali cento anni fa, il 29 luglio 1912, e che il 22 luglio prossimo, con una settimana di anticipo sull’esatta ricorrenza, ospiterà quella che la figlia Laurana definisce una vera “festa di compleanno”, con tanto di concerto jazz.
Non poteva essere altrimenti, per un uomo che ha attraversato il mondo restando sempre profondamente innamorato delle sue radici (“La mia gente mi sta dentro come le piante, l’erba verde, le colline, il sole rosso al tramonto”). Ma non mancheranno celebrazioni a Roma (11 ottobre, Camera dei Deputati in collaborazione con la Fondazione Istituto Gramsci e sotto l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica), in ricordo dell’attività politica di Lajolo, a Milano (16 novembre in collaborazione con la Fondazione Elio Quercioli) e a Nizza Monferrato, che Lajolo concepiva come la propria “capitale” e di cui è stato il primo cittadino onorario, nel 1983.
“Un intenso calendario di eventi che ha cominciato a strutturarsi un anno fa”, spiega Laurana Lajolo. “Questo centenario mi piace molto perché alla realizzazione stanno collaborando giovani professionisti e ricercatori che, pur non avendo conosciuto direttamente Davide Lajolo, l’hanno intuito in maniera molto corretta attraverso la sua opera, dimostrando la persistenza di un dialogo tra generazioni”.
Giovane, giovanissimo era anche Lajolo quando scelse il suo mestiere, quello di giornalista.
“Il giornalismo, insieme alla poesia e alla militanza politica, furono le sue passioni, ciò che gli consentiva di sentirsi davvero vicino alla gente. Il giornalismo in particolare gli diede la possibilità di vivere e conoscere i fatti prima degli altri, in un’epoca in cui una redazione di giornale era davvero un punto focale per la ricezione e la diffusione delle notizie. Adesso è diverso, i tempi sono cambiati. Mio padre aveva una grande facilità di scrittura, e corsivi ed editoriali erano perfettamente nelle sue corde. L’Unità del dopoguerra poi era un luogo di ritrovo di politici e intellettuali: la politica e la cultura furono il binomio di tutta la vita di quest’uomo che, non avendo frequentato l’università, si era formato da autodidatta”.
C’è un ricordo forte che ha di suo padre?
“Quando la mia famiglia si riunì a Milano, dopo che per due anni avevo vissuto con mia madre a Torino, lui inventò un modo per riprendere confidenza con me: ogni giorno, per un’ora, mi leggeva poesie mentre stavo seduta sui cuscini del divano come una principessa. Era “per fare di nuovo amicizia”. Avevo sette anni e ascoltavo Gozzano, Montale, Lorca letto in spagnolo; era un padre dolcissimo, aveva una voce calda. Da allora non ho mai smesso di amare la poesia recitata”.
E una citazione che le è cara?
“Il primo verso della poesia che scrisse nel giorno della mia nascita: “Tu nata d’autunno a fare primavera”; una bella consolazione per una che è nata il giorno dei morti! Invece se dovessi scegliere qualcosa di particolarmente rappresentativo lascerei che a parlare fossero le immagini del racconto autobiografico per foto allestito nel museo di Vinchio: la sua fisicità, la grande vitalità, le sue espressioni”.

(Il testo integrale dell’intervista sull’edizione di venerdì 25 maggio 2012 della Gazzetta d’Asti in edicola)

Marianna Natale