Lunedì 5 novembre alle 21 al Teatro Alfieri arriva “Anestesia Totale”, l’atteso spettacolo di Marco Travaglio e Isabella Ferrari. Il giornalista torinese propone cinque “lezioni” sulla disinformazione, per aprire gli occhi e iniettare un antivirus contro lo stato di anestesia in cui giornalisti e pubblico sono intrappolati a loro insaputa, tra manipolazione delle informazioni, favoritismi e dissimulazione di vero giornalismo. Un appuntamento con la storia recente del nostro Paese che indaga l’informazione e il giornalismo dei giorni nostri, uno spaccato di cronaca che riprende e rilancia gli scritti e il pensiero di Indro Montanelli, diffondendoli attraverso la voce di Isabella Ferrari. Perché ha voluto utilizzare il linguaggio teatrale per raccontare l’Italia di oggi? “Ho scelto il teatro come luogo. Non ho cambiato il mio linguaggio, è sempre lo stesso, ovvero quello del racconto. Il teatro è lo spazio ideale per approfondire gli argomenti: gli articoli sui giornali sono troppo ristretti, i libri richiedono tempo, sia per essere letti che per essere scritti, e in televisione bisogna condensare tutto in cinque minuti. In teatro invece non ci sono assilli, non ci sono interruzioni, e in più è un vero mezzo interattivo: puoi sentire il pubblico in sala, le sue reazioni, e, cosa importante, si tratta di un pubblico “intenzionale”, non casuale, che ha scelto di venire ad ascoltare”. Come mai ha scelto di farsi affiancare in scena da Isabella Ferrari? “Non volevo tornare in scena con un monologo, come avevo fatto con il precedente spettacolo Promemoria. Mi sono rivolto ad Isabella perché la ritengo una delle migliori attrici italiane, e perché sa trasmettere le parole di Indro Montanelli senza filtrarle. C’era bisogno di un contrappeso a tutte le brutture che racconto io in scena, c’era bisogno di bellezza, di illuminare un panorama buio. E lo facciamo anche con l’umorismo: durante lo spettacolo si ride anche molto, e ci si chiede come si possa essere arrivati a tanto. Uno degli scopi di Anestesia Totale, oltre a quello di fornire un antidoto, è quello di far scoprire ai giovani gli scritti di Montanelli, con il quale ho avuto la fortuna di lavorare per molti anni”. Ci sono speranze di uscire da questa anestesia? “Partendo dal presupposto che l’anestesia richiede dei volontari, sì, è possibile uscirne. La crisi un po’ ci ha risvegliati, ma non dobbiamo cadere nell’anestesia dei governi tecnici: la soluzione non sta lì, ma nella volontà di approfondire, ed è importante che anche noi giornalisti facciamo la nostra parte continuando a documentarci e ad informare”. I biglietti (20 euro platea, palchi e barcacce, 15 euro loggione) sono disponibili alla biglietteria del teatro Alfieri. Per informazioni: 0141.399057 Alexander Macinante