24/01/2014 SET FOTOGRAFICO CON MAURIZIO LASTRICO  FOTOGRAFO RICCARDO GIORDANOAppuntamento con l’originale comicità di  Maurizio Lastrico  che dal palco di  Zelig sbarca al teatro Alfieiri, questa sera alle 21nell’ambito di RidiAsti. Maurizio conferma la sua verve comica, ma non smentisce la sua forza drammatica e l’eclettismo recitativo che lo consacra un attore a tuttotondo. Un titolo originale  Quello che parla strano–Segno distintivo del suo repertorio è la  sperimentazione linguistica  che lo avvicina al pubblico attraverso endecasillabi danteschi narranti vicende strappate al quotidiano.1000 interazioni che ogni sua battuta social scatena. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in vista della data astigiana.

In cosa consiste lo spettacolo? E’ una raccolta dei miei pezzi migliori, a cui sono affezionato , ad esempio il percorso della Divina Commedia rivisitata e le sperimentazioni degli ultimi anni. C’è quindi uno sguardo al mio passato ma anche al mio futuro. Alternerò infatti parti di Odi alle piccole cose, un lavoro nuovo che sto portando avanti da qualche tempo.

Il nome nasce dal fatto che quando le persone mi appellano come quello che “parla medievale“. trovo che questa definizione denoti il linguaggio da educatore quale sono stato e amante della poesia.

La tua comicità ha delle connotazioni particolari: da cosa nasce? Ciò che vedo e incontro tutti i giorni. Ho vissuto in un quartiere a Genova – in periferia – dove lo slang era la caratteristica di tutti. Lì ogni microcompagnia coniava i suoi termini. L’umorismo è sempre stata qualcosa per farsi apprezzare, avendo poche altre opportunità. Sono sempre stato affascinato da chi ha un linguaggio comico, in TV come per la strada. Anche la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova, in cui mi sono diplomato nel 2006 mi ha lasciato le tracce della drammaturgia più classica: Shakespeare, Tolstoj… Una notte ho unito le due cose ed ho inventato un dialogo surreale tra una persona forbita e un punkabbestia… Cosa ti ha ispirato? Come massimi ispiratori penso ad Amici miei per la screziatura agrodolce delle storie dei personaggi, per quel tratto malinconico e per la comicità delle situazioni. Per quanto riguarda l’uso ironico del linguaggio assolutamente la Gialappa’s band, Corrado Guzzanti ed Elio e le Storie Tese per la trasformazione del gesto comico però ben studiato e assolutamente ricco di impegno e tecnica.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 13 novembre 2015.

Manuela Caracciolo