ornella lovisolo e roberto vercelli - gazzetta d'astiA oltre due anni dalla caduta di Hosni Mubarak, in Egitto centinaia di migliaia di cittadini sono tornati a manifestare dal 30 giugno scorso chiedendo le dimissioni del presidente Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani. Molti i morti negli scontri tra i sostenitori di Morsi – deposto il 3 luglio dai militari e messo agli arresti – e i suoi oppositori in queste settimane, con centinaia di abusi e violenze sulle donne. Al Cairo dall’aprile 2011 in qualità di manager di Alexbank, controllata dal gruppo Intesa San Paolo, l’astigiano Roberto Vercelli ci racconta insieme a Ornella Lovisolo la situazione che stanno vivendo in questi giorni dalla loro residenza nel quartiere di Zamalek. Che percezione avete di quanto sta accadendo in Egitto? “Indubbiamente si percepisce una situazione di instabilità, la stessa insicurezza che il paese ha già in parte vissuto nel gennaio 2011 durante la rivoluzione. A differenza di allora però, quando tutta la popolazione era schierata contro il precedente sistema di governo, oggi le forze in campo sono molteplici: la popolazione è divisa fra sostenitori di Morsi, rappresentati dai Fratelli Musulmani, e gli oppositori che hanno dato vita alla grande manifestazione del 30 giugno che ha portato alla deposizione di Morsi e alla presa di potere da parte dei militari, che sono la reale forza economica/organizzativa del paese. Noi siamo arrivati nel paese a metà 2011 e rispetto ai due anni precedenti oggi si percepisce un maggior timore di eventuali attacchi terroristici da parte di fanatici religiosi che potrebbero giustificare le loro azioni per il fatto di avere subito un golpe da parte dei militari. Nella nostra quotidianità cerchiamo di fare attenzione, di limitare gli spostamenti, di evitare gli assembramenti, così come suggerito anche dall’ambasciata, anche se nella zona in cui viviamo la situazione è tranquilla e la vita procede normalmente”. I media locali, i giornali, le tv, come trattano la vicenda? Le persone egiziane che conoscete che tipo di atteggiamento hanno verso i fatti di questi giorni? Quale vi sembra che sia il clima generale? “Le televisioni normalmente rappresentano quello che succede tramite telecamere appostate nelle zone dove succedono i fatti e tendono a privilegiare un’informazione in diretta. I media internazionali invece spesso esagerano e drammatizzano gli eventi. Vengono ovviamente presentati solo i fatti più sanguinosi e non ne viene specificata la portata. In fondo il Cairo è una città enorme, che si estende per 70 chilometri di lunghezza e 50 di larghezza e ciò che succede in una determinata zona del Cairo non è assolutamente percepito negli altri quartieri. Questo è il motivo per cui ogni giorno riceviamo email e telefonate di parenti e amici preoccupati per la situazione. Gli egiziani che conosciamo e frequentiamo sono molto soddisfatti di quanto sta succedendo. Non ne potevano più di questo presidente pur avendo a suo tempo sostenuto la caduta di Mubarak e in alcuni casi anche votato Morsi: erano stanchi dell’immobilismo e dell’incompetenza di questo governo e sono scesi in piazza compatti e determinati, giovani, anziani, ricchi, poveri senza distinzioni di ceto e di religione. Conosciamo musulmani convinti e osservanti che sostengono la necessità di un cambiamento e osteggiano la politica di Morsi e dei Fratelli Musulmani. Oltre alla tensione e all’incertezza si respira la speranza di un reale avvio di un processo di cambiamento e modernizzazione del paese. Sicuramente la deposizione di Morsi attraverso un “light golpe” e i morti di questi ultimi giorni sono una pillola amara da ingoiare per tutti. Il processo di democratizzazione sembra ben lontano dall’attuazione e non sono bastate le precedenti elezioni  parlamentari e presidenziali a sancirlo. Il paese sta vivendo una lunga fase di transizione e di trasformazione”. Resterete in Egitto? “Almeno fino a dicembre, sicuramente”. Il testo completo dell’intervista sulla Gazzetta d’Asti in edicola da domani, venerdì 12 luglio. MN