È in uscita “Bugie di un ladro romantico”, il primo mini-album del gruppo astigiano Sophi. Nata nel 2008, la band è formata da quattro musicisti (Alessandro Guarino voce e chitarra, Silvano Orio basso, Josè Florio tastiere, Michele Cocciardo batteria) uniti dalla stessa passione. La loro proposta è un rock italiano indie molto orecchiabile, semplice ma dal sound ricercato. Il gruppo ha all’attivo già diverse date su palchi importanti, e nel 2009 ha registrato un demo presso Casasonica, lo studio di Max Casacci, produttore e chitarrista dei Subsonica. Abbiamo rivolto alcune domande ad Alessandro Guarino.
Dove avete registrato i brani?
“In parte a Casasonica, in parte al Gramarossa studio di Torino sotto la guida di Manuele Miceli, già collaboratore di Baustelle e Subsonica, e il mastering è opera di Giovanni Versari. Gli arrangiamenti sono a cura di tutto il gruppo, mentre io mi sono occupato dei testi e delle melodie. Cerchiamo di unire essenzialità e ricercatezza, mantenendo un’estrema chiarezza, soprattutto nelle liriche, che sono intimiste ma anche ricche di fisicità. Come scrittura parlo di passioni, della vita in generale, senza toccare l’attualità”.
Quali sono le vostre principali ispirazioni?
“Da un lato il filone brit rock, con nomi come Radiohead, Oasis e Blur, e dall’altro la scuola dei cantautori italiani, con in testa Fabrizio De Andrè, Franscesco De Gregori e Franco Battiato. Il risultato è un suono molto personale. Ci teniamo molto alla nostra matrice alternativa, anche se le influenze pop sono presenti e ci aiutano a veicolare il nostro messaggio, a farci capire di più”.
Qual è il vostro giudizio sulla scena musicale astigiana?
“C’è molto fermento, possiamo quasi definirla la Seattle del 2011! (ride) Ci sono molti talenti, come Cockoo, Mangarama, Elisa Casile e Maxpicchiatoda3, che hanno tutti proposte di livello. Speriamo che,prima o poi, si riesca ad esplodere tutti. Noi miriamo a farci notare con questo ep e a poter completare un album con più canzoni. E poi vogliamo fare tanti concerti, perché amiamo molto questa dimensione”.
Alexander Macinante