Riprende dopo il debutto di  giovedì 6 dicembre 2012 la rassegna teatrale “Il fruscio delle paure” 2, inserita nel cartellone “off” della stagione del Teatro Alfieri. Riproposto dopo il successo della prima edizione, il progetto propone un originale collaborazione tra due discipline, il teatro e la psicologia, con l’obiettivo di mettere in luce le paure e i disagi dei più giovani per favorirne, in tal modo, una maggiore consapevolezza e una migliore elaborazione. Il secondo appuntamento è previsto per giovedì 17 gennaio e vedrà ospite un gruppo di artisti di Torino che da anni lavorano sul territorio,con lo spettacolo “Urca Urca Tiruleru – Riprendiamoci il nostro futuro” con Alberto Barbi e Paolo Zaltron. Scritto da Alberto Babi, Paolo Cecchetto e Lara Quaglia. Regia Alberto Barbi. “Una battuta è un segno dei tempi, a volte. Mia madre, come tanti altri, guarda il TG tutto il giorno, si fa bombardare di notizie che intimidiscono, che annichiliscono. Sembra che tutto stia crollando, che non ci sia più un futuro a causa della crisi. E’ vero. Ma altre volte nella storia è stato così e se ne è tratto un vantaggio. In sintonia con il bellissimo libro di Mario Calabresi Cosa tiene accese le stelle, lo spettacolo è un esorcismo contro la vulgata secondo la quale “si stava meglio quando si stava peggio”. Se non accetti la crisi, se non la subisci il futuro è davanti a te. Basta prenderlo. Magari non è facile, ma c’è chi è riuscito, quindi perché no? Attraverso le storie di uomini e donne coraggiose, attingendo a un ricco serbatoio di memorie personali e di racconti raccolti grazie alla ricerca di storie di strada, si scopriranno buoni motivi per non lasciarsi prendere dallo sconforto, e riconoscere invece, alla luce di un cauto ottimismo, quanto siano migliorate le vite degli Italiani negli ultimi cinquant’anni. L’assistenza sanitaria è garantita per tutti. Ci sono meno omicidi. Le malattie vengono curate in modo più efficace. Siamo un paese alfabetizzato e facciamo sicuramente molta meno fatica di quanta non ne facessero i nostri padri e le nostre madri. Ma attenzione: negli ultimi vent’anni, i giovani non investono più nel proprio futuro perché sono colpiti da una rassegnazione che si trasmette per via ereditaria. Un racconto di come non ci si arrende di come si vince la battaglia del presente per avere un futuro. Contro ogni irragionevole resa a priori, e per dirla come De Gregori “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore; non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…”. Il costo del biglietto fissato a 5 euro nello spettacolo delle 11 per gli studenti delle scuole aderenti al progetto, a 10 euro per il pubblico dello spettacolo serale delle 21.15 (ridotto a 8 euro per gli abbonati alla Stagione teatrale 2012/13).