Martedì 11 marzo 2014 alle 21 al Piccolo Teatro Giraudi di Asti, per la stagione Parole d’artista diretta da Valter Malosti, sarà presentato lo spettacolo “Furie de sanghe – Emorragia cerebrale” della giovane compagnia barese Fibre parallele. Il testo è di Riccardo Spagnulo, la regia e spazio scenico di Licia Lanera. In scena Sara Bevilacqua, Corrado la Grasta, Licia Lanera, Riccardo Spagnulo. Lo spettacolo fa parte del progetto “Esercizi di lingua violenta” presentato con il Teatro Kismet Opera e con la collaborazione di Ravenna Teatro/Teatro delle Albe e del Teatro Pubblico Pugliese, vincitore del bando Nuove Creatività pubblicato dall’Ente Teatrale Italiano. Il costo del biglietto è di 12 euro (ridotti over 65 e studenti 7 euro). Informazioni e Biglietteria Teatro Alfieri 0141/399057 Con questo spettacolo i protagonisti di Fibre Parallele hanno imposto la loro presenza nei cartelloni più coraggiosi del teatro italiano. Capaci di sperimentare diversi linguaggi e suggestioni, dotati di grande forza espressiva e di una spettacolarità che, pur non rinunciando a visioni perturbanti, è rimasta fedele al testo e alla parola. Il tema della difficoltà della relazione umana qui si concentra in un nucleo familiare, padre figlio e vecchia zia, dove l’arrivo di una ragazza, fidanzata del giovane, rinserra definitivamente il confine di un inferno di conflittualità e violenze. Siamo all’ultimo gradino della degradazione sociale, della miseria, di un’asprezza che non ha mai un barlume di umanità. Il lavoro davvero incisivo della giovane compagnia di Bari punta proprio al disagio dello spettatore, al fastidio prodotto da quel dialetto, spietato nei significati quanto fratturato e acuminato nei suoni, così come sgradevoli sono quei gesti erotici senza intimità, quelle dinamiche esistenziali irrigidite in accidiose nevrosi. E il disagio di chi osserva viene portato al limite estremo con suoni e rumori di sottofondo turbolenti e disarticolati, spostando così tutto il quadro su un piano grottesco, come per una favola nera che è possibile quanto estrema, plausibile quanto esasperata. Ci appaiono così i personaggi, tra una ruvida concretezza e un’allucinazione spettrale, grazie al sorprendente lavoro di deformazione fisica e interiore che i giovani interpreti riescono a comporre, con quel padre dalle bave ripugnanti di Corrado Lagrasta o la vecchia zia strega, alle prese con un viscido capitone, di Sara Bevilacqua e i due ragazzi, lui, Riccardo Spagnulo, confinato in un’imbecillità senza voglia né possibilità di riscatto, lei, Licia Lanera (anche regista), pingue bambola di carne, già rassegnata alla sua infelicità senza desideri “Furie de sanghe significa, in dialetto barese arcaico, emorragia cerebrale. Furie de sanghe è un pensiero, è un verme, anzi un capitone che cresce nella testa, diventa possente, si agita nervoso, cerca una via d’uscita. Furie de sanghe sono i cattivi pensieri, le fissazioni. Quando l’emorragia scoppia è sangue che si versa, è dolore, rumore, ammutinamento. Quella che vogliamo raccontare è una una Bari, archetipica e infelice, un pezzo di terra che puzza di pesce andato a male e che si brutalizza per la sua ignoranza, che stupra l’umano con la sua violenza. Una famiglia di tre persone e un capitone. Arriva una nuora indesiderata e allo stesso tempo molto desiderata: è scompiglio, cattiveria,amplificazione della piccola violenza quotidiana. La lingua barese suggella il senso di aggressività: arriva sincopata, tagliente e prepotente in faccia alle persone, come uno sputo; sfonda ogni regola sociale, invade lo spazio, se lo ingoia e poi lo risputa con la stessa violenza di un colpo di mannaia. E’ la lingua che grida parole infami e che sussurra pettegolezzi, la lingua che mozza le parole: parole mutilate, parole spezzate, parole scomposte, parole sverginate. In una comunicazione primordiale, archetipo barbarico, crudele rito tribale”. Fibre parallele