Una lettura a più voci dell’enciclica “Fratelli Tutti” promossa dalla Caritas Diocesana, che ha messo insieme però diverse prospettive, facendo intervenire esperti di uffici pastorali diversi. Ora che si è conclusa, anche la valutazione non può essere a più voci…

Beppe Amico

La prima è dell’organizzatore, la Caritas, attraverso la valutazione del suo direttore Beppe Amico: “E’ stato un esperimento interessante e riuscito. Abbiamo provato a camminare insieme lasciandoci guidare dall’Enciclica. Siamo partiti in Avvento e con appuntamenti quindicinali siamo arrivati a Pasqua arricchiti non solo dal contenuto del testo ma dalla presentazione qualificata dei relatori e dalla condivisione dei partecipanti. Abbiamo tentato di dare forma a quel “noi” che la Fratelli Tutti ci indica”.

Anche il vescovo concorda con l’impostazione: “Ho apprezzato il cammino fatto. Partito dal basso su iniziativa dei laici attivi nella Caritas ma subito condiviso da diversi uffici pastorali. Una Chiesa che accoglie la proposta del Papa di confrontarsi sulla strada possibile della fraternità e dell’amicizia sociale esprime il desiderio di superare le tante ombre di un mondo chiuso, un mondo che non funziona, che non include tutti e nel quale si fa fatica ad essere tutti fratelli”.

Mons. Marco Prastaro

Una voce dall’esterno del mondo ecclesiale è quella di Laurana Lajolo: “L’Enciclica è destinata ai “fratelli” e alle “sorelle”, a tutti gli uomini e le donne del mondo, fedeli e agnostici, “senza frontiere”, è un messaggio per far nascere un nuovo mondo di amicizia sociale in una fase storica di svolta epocale. Esprime la visione mondiale dei mali del mondo contemporaneo e prospetta la speranza di generare il futuro, nell’intreccio tra le generazioni, con l’apporto di tutti, cristiani, fedeli di altre religioni e agnostici”.

Laurana Lajolo

“Esperienza formativa di grande valenza per la diocesi: insieme si sono ascoltati gli esperti, insieme si è riflettuto, con scambi di esperienze, di vedute, di analisi. Ognuno dei partecipanti ha visto i Fratelli tutti in base alla propria esperienza di vita e l’ha comunicato agli altri. Un proficuo esempio di condivisione, di partecipazione per cattolici e non. Attività diocesana da ripetere” (Maria Rosa Poggi).

Maria Rosa Poggio

“Il numero sempre elevato di partecipanti, che si sono uniti al gruppo iniziale, ha reso questi incontri un’esperienza unica e, come è riportato nella Preghiera al Creatore nell’Enciclica, “per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise” (Marina Maggiora).

Marina Maggiora

“Un metodo di lettura davvero interessante che ha unito la possibilità di approfondire i temi trattati con esperti e la condivisione e lo scambio con il gruppo di partecipanti” Giorgio Ghia.

“La lettura “guidata e condivisa” della Enciclica ha avuto il merito, grazie all’alto profilo dei relatori, di condurci alla meditazione dei valori evangelici della fraternità universale. L’insegnamento, del nostro Papa ci è stato illustrato attraverso l’indicazione delle “parole chiave”, dei concetti-guida, che, di volta in volta evidenziati e commentati hanno stimolato l’analisi delle nostre personali capacità di ascolto, di accoglienza, di prossimità, capacità che devono risolversi in atteggiamenti concretamente idonei a rendere vivo e proficuo il nostro impegno per il “Bene comune” (Rosalia Rinaldi).

Rosalia Rinaldi
Giorgio Ghia

“Questo cammino insieme nella scoperta della enciclica è stato un dono sia per quanto ciascuno ha condiviso sia per averci fatto scoprire lo “spessore” umano e spirituale di questo Papa..veramente un profeta per l’umanità” (Romeo Bocchi).

Romeo Bocchi
Beppe Bossone

“La lettura e gli incontri hanno fatto crescere il desiderio di unità e fraternità” (Beppe Bossone).

“La lettura condivisa dell’Enciclica è stata per me un arricchimento importante, sia per i contributi introduttivi ai capitoli, affidati a persone competenti, sia per il confronto. Ho potuto ascoltare punti di vista molto diversi dal mio e capire che per alcuni argomenti devo ampliare le mie conoscenze. Ancora una volta ho percepito l’importanza del confronto, dell’educare al pensiero non superficiale per arrivare a generare un mondo più aperto, per essere aperti alla speranza” (Daniela Borsa).

Daniela Borsa

“Credo sia uno dei frutti positivi di questa terribile pandemia: l’idea di incontri on line per leggere, studiare e condividere gli otto capitoli dell’Enciclica. Sono stata sollecitata a “fare verità” nel mio cammino di vita, a rivedere per migliorare. Ho tanta gratitudine per l’aiuto di relatori “esperti” e la presenza di tanti conoscenti che ascoltavano, pensavano, riassumevano nel loro cuore le frasi studiate prima dei collegamenti, sottolineavano, proponevano” (Grazia Passarino)

Grazia Passarino

“Mi ha colpito la sottolineatura che il buon samaritano si è lasciato provocare dalla vita. E’ importante questa piccola frase perché a volte forse nel nostro operare e cercare di fare si viaggia un po’ con il freno tirato. Sarebbe bello mollare un po’ questo modo di agire che ci frena su molte cose e andare un pochino avanti in modo più generoso verso gli altri” (Mario Cielo)

Mario Cielo

O sul terzo capitolo, intitolato “Pensare e generare un mondo aperto”. Ne parla per esempio padre Francesco Ravinale: “Il capitolo 3 è molto ampio e prevede due grandi filoni: prima di tutto prevede idee madri e poi ci sono i campi di impegno. Sulle idee madri c’è il valore dell’amore. Non soltanto è importante amare ma è importante aprirsi all’amore per coltivare l’idea di un mondo che sia vissuto nell’amore. Tutto questo ha dei grandi campi di impegno: l’universalità, il bene morale e l’impegno sociale”.

Francesco Ravinale

Un altro è Michelino Musso, dell’Ufficio Comunicazioni Sociali: “Ho tratto dal confronto sul capitolo 3 un ulteriore motivo d’impegno per la promozione dello sviluppo culturale. Papa Francesco dichiara che “anche gli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione sociale hanno responsabilità nel campo dell’educazione e della formazione, specialmente nelle società contemporanee, in cui l’accesso a strumenti di informazione e di comunicazione è sempre più diffuso”. Fare cultura è un presupposto indispensabile per generare un modo aperto alla fraternità”.

Michelino Musso

Alcuni commenti provengono dal mondo delle migrazioni. Mamadou Seck: “L’enciclica è un richiamo all’umanità e agli ideali solidaristici capaci di affrontare le sfide dell’immigrazione. Quando si dice “aiutiamoli a casa loro” spesso è un modo non elegante per lavarsi le mani. Per poter dare la possibilità agli immigrati di poter rimanere a casa loro bisognerebbe smettere di vendere armi e tecnologie militari ai regimi autoritari. Sospendere ogni tipo di sostegno economico ai governi corrotti. Interrompere lo sfruttamento delle regioni da cui provengono gran parte delle materie prime di cui hanno bisogno le nostre industrie”.

Mamadou Seck

I responsabili Migrantes Paolo Macario e Daniela Iavarone: “Le riflessioni del capitolo 4 risuonano come altrettante domande rivolte anche a noi che, in un modo o nell’altro, cerchiamo di incontrare i nostri fratelli migranti: siamo davvero aperti alle differenze? Sappiamo davvero camminare con l’altro, al suo fianco? Ci lasciamo interpellare dalla loro unicità? Oppure ci limitiamo a dispensare aiuti e consigli dall’alto? L’incontro con l’altro è uno scambio di doni reciproci o penso piuttosto di essere l’unico ad avere qualcosa da dare? Inoltre ci ricorda che se vogliamo essere fratelli di tutti dobbiamo rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i propri bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona”.

Daniela Iavarone

Il capitolo 5 è intitolato “La migliore politica” ed è stato oggetto di numerose riflessioni: “Nel capitolo 5 il lavoro è affermato come lo strumento cruciale per l’esistenza della democrazia. Ciò per cui la migliore politica deve lavorare è il lavoro per tutti. E’ il germe intorno a cui il popolo fiorisce, reso degno non soltanto dall’avere la possibilità di vivere dignitosamente, ma dall’avere un suo ruolo in cui poter esprimere capacità personali, impegno e creare relazioni”(Daniela Grassi).

Daniela Grassi

“E’ difficile oggi, in una realtà complessa e variegata qual è quella in cui viviamo, avvicinare i giovani al mondo della politica. Il capitolo 5 è un invito a guardare in modo disinteressato allo sviluppo di una comunità e dunque pre-occuparsi dello stato di questa società nell’ottica del “dopo di noi”. Rimanda al tema della cura molto caro al mondo aclista e alla Pastorale del Lavoro” (Sara Arduino).

Sara Arduino

Il capitolo 6 sul dialogo e l’amicizia sociale è stato commentato da don Flavio Luciano, incaricato regionale della Pastorale del Lavoro: “Il capitolo sesto ci invita a far crescere la cultura dell’incontro con uno stile che tende a formare il poliedro. Rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze. Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo. Ciò implica includere le periferie. Chi vive in esse ha un altro punto di vista, vede aspetti della realtà che non si riconoscono dai centri di potere dove si prendono le decisioni più determinanti“.

Flavio Luciano

Commenta Francesco Scalfari, incaricato diocesano della pastorale del lavoro: “E’ importante perché è uno dei due capitoli che riprende i temi che danno il sottotitolo all’enciclica. Ha un taglio antropologico perché riflette sulla natura umana che è una natura relazionale”

Francesco Scalfari

“L’enciclica indica molto bene che cosa significa prendersi cura dell’altro. E’ cosa ben diversa dal compiere un gesto di carità. Prendersi cura vuol dire entrare in relazione con le persone, farsi carico delle stesse, ed è sicuramente più esigente rispetto a quanto mi è stato insegnato quando ero ragazzino con l’espressione “fare un fioretto”. Si tratta di fare delle scelte” (Renato Damosso)

Renato Damosso

Il cap. 7 parla della pace e della guerra. E’ stato presentato da don Renato Sacco, di Pax Christi: “In premessa al capitolo 7, che approfondisce i temi della pace e della pena di morte, ricordo che non possiamo ridurre il magistero di Papa Francesco a documenti studiati e poi messi in uno scaffale della biblioteca. Non possiamo perché non è lo stile di questo Papa che ci chiede invece di unire la riflessione con i gesti, con la testimonianza. Il suo primo viaggio è stato a Lampedusa, scelta eloquente, il suo ultimo in Iraq, viaggio non solo storico ma direi dirompente con il quale ha comunicato con la testimonianza quanto scritto nell’enciclica”.

don Renato Sacco

“Credo che il mondo di oggi sia governato, come dice Papa Francesco, dall’economia ed dalla finanza. La politica ne è trainata. Credo invece che bisogna arrivare a far sì che la politica prenda la supremazia e governi l’economia e la finanza. Se ciò non avviene diventa difficile pensare al domani e pensarlo caratterizzato da fraternità e amicizia sociale” (Beppe Castino).

Beppe Castino

“Al capitolo 7 si afferma che “la guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità”. E’ vero. Sono passati 30 anni dallo scoppio della guerra in Iraq. Da allora, in tutta la regione mediorientale, la situazione è peggiorata dal punto di vista sociale, politico, umanitario e culturale. Quindi è chiaro che la guerra è un’avventura senza ritorno. Il viaggio del Papa in Iraq è stato molto eloquente ed ha affermato con i fatti quanto scritto nell’enciclica. E’ un invito a non lasciarci scoraggiare ma ad essere architetti e artigiani della pace”. (Gianni Valente)

Gianni Valente

Ma il capitolo 7 colpisce anche per altri motivi: “Mi ha colpito nel cap 7 l’approfondimento sul perdono, strada per la fraternità e l’amicizia sociale. Proviamo a ribaltare il termine perdono: “dono per”, per chi? Per chi perdona e per chi è perdonato. Ma per far che cosa? Per sgombrare la mente dal rancore, dall’odio e per lasciar spazio all’amore e per scommettere sul cambiamento di chi ha sbagliato e aprire la strada alla fraternità” (Silvana Alessandria).

Silvana Alessandria

“In Italia riconosciamo il principio che non è la pena in sé che porta il detenuto a non commettere più reati ma il lento e importante percorso rieducativo che si dovrebbe realizzare dentro al carcere attraverso occasioni di lavoro, di formazione, di condivisione di nuove idee. Questo percorso però è ancora molto ostacolato: mancano le strutture, mancano carceri adeguate. Mi pare che il Papa abbia detto nei paragrafi finali del capitolo 7 molte cose su questo tema che andrebbero approfondite perché ci interrogano molto” (Mauro Ferro).

Andrea Pacini

Il capitolo 8 parla dell’apporto delle religioni alla fratellanza universale ed è stato presentato da don Andrea Pacini della facoltà teologica di Torino: “Il capitolo 8 indica la strada perché le religioni possano svolgere un ruolo attivo nella costruzione della fraternità e dell’amicizia sociale. Il fondamento ultimo è la “coscienza di figli”, un’apertura al Padre di tutti. La ragione da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro ma non riesce a fondare la fraternità”.

“Le religioni a servizio della fraternità: c’è chi sostiene che le religioni non siano violente chi, al contrario, pensa che lo possano essere. Forse ogni religione ha in sé il “virus” della violenza e deve fare attenzione a contenerlo se vuole mettersi a servizio della fraternità” (don Dino Barberis).

Dino Barberis

Infine alcune riflessioni più generali: “Ho trovato gli argomenti interessantissimi. Al numero 36 si fa riferimento al recuperare la passione condivisa, la comunità di appartenenza. Credo che si debba davvero cercare di metterlo in pratica nelle associazioni o uffici pastorali in cui ci spendiamo, nei consigli pastorali, nella aule di catechismo e nelle nostre comunità” (Renza Binello).

Renza Binello

“La Fratelli Tutti è la sintesi della sorellanza di tutte le donne della terra, terra madre di tutti, da proteggere e curare, la sintesi della fraternità senza confini, senza muri, un ponte verso tutte le persone libere di muoversi nel rispetto delle culture di tutti, è il simbolo, condivisione e attenzione verso l’altro, vicino e lontano, senza pregiudizi e nell’impegno dell’ascolto. E’ un “cartello” che ci indica la via per non perdersi” (Simonetta Ferrero).

Simonetta Ferrero

“Tutti figli di uno stesso Padre, per questo tutti fratelli. Francesco vuole aprirci gli occhi e ci propone una panoramica su ombre e limiti che incombono sull’umanità, ma ci fa anche aprire il cuore alla speranza e alla fiducia che si possa ancora cambiare il corso della storia. Nessuno si salva da solo. Così, come quando in una famiglia si presenta un problema, ci si unisce tutti per affrontarlo facendo ognuno la sua parte, la stessa cosa può realizzarsi a livello globale: unire tutte le forze per perseguire uno stesso obiettivo: Fraternità e amicizia sociale” (Maristella Fantino).

Maristella Fantino

“La lettura comunitaria, guidata e commentata dell’Enciclica mi ha aiutato a scoprire tante sfaccettature differenti che hanno arricchito molto la sola lettura personale. Tanti aspetti su cui ciascuno può continuare a riflettere ed approfondire in seguito” (Annapaola Fea).

Annapaola Fea

“Per me e mio marito è stata una bellissima esperienza di vera fratellanza comunitaria con relatori preparatissimi che ci hanno condotto per mano in questa lettura. La missione della Chiesa è quella di svegliare le coscienze e noi credenti non stare a guardare dalla finestra ma vivere i valori del Vangelo nella nostra vita, nelle nostre scelte” (Carla e Marcello).

Carla e Marcello