“Abbiamo assistito ad una rappresentazione della giustizia a dir poco surreale. Inizia il processo No Tav che vede tra imputati, avvocati e parti civili almeno un centinaio di persone. L’aula di modeste dimensioni, siamo ammassati senza potere nemmeno ascoltare lo svolgimento dell’udienza e senza potere svolgere dignitosamente il ruolo costituzionalmente garantito di difensore. L’esiguo spazio è ovviamente occupato da un significativo numero di tutori dell’ordine a salvaguardare lo svolgimento di questa improbabile liturgia dalla quale sono però esclusi molti che volevano, con la loro presenza, esprimere solidarietà in un udienza che avrebbe dovuto essere pubblica. Fa caldo e manca l’aria, nonostante le invocazioni dei difensori e degli imputati di trasferirsi in altra e più idonea aula la situazione non muta e e si va a avanti. Di fronte a questa palese manifestazione di mancanza di credibilità della giustizia, dopo le ulteriori proteste dei difensori che hanno addirittura preannunciato di abbandonare l’aula, i presenti rispondono alla moritifcazione dei loro diritti con slogan e urla di disappunto. Solo di fronte a questa situazione il Presidente decide di sospendere l’udienza e trasferirci tutti in un’aula più grande, scongiurando, peraltro, le malsane intenzioni nel frattempo manifestate da un funzionario di PS di fare intervenire le la celere. Pensate, dopo i lacrimogeni al Ministero della Giustizia i lacrimogeni al palazzo di giustizia ! Finalmente l’udienza riprende senza ulteriori interruzioni e si conclude con un rinvio al 21 gennaio per difetti nelle notifiche e con manifestazioni di solidarietà ai detenuti. Ho voluto raccontarvi quello che ho visto e sentito perchè sono certo che giornali nazionali e tv regionali e nazionali vi diranno delle cose diverse”. Maurizio La Matina