Giovanni Pensabene“Sono un dipendente della Provincia che, come decina di migliaia di colleghi, vive ormai da  anni con la spada di Damocle della soppressione del proprio posto di lavoro. Ha cominciato Monti con un decreto incostituzionale e poi Letta e Renzi in un crescendo Wagneriano di arroganza e incompetenza. So benissimo di far parte di una categoria di lavoratori contro cui una classe politica incapace e indecente ha aizzato da anni l’odio dei cittadini, stufi di uno Stato vissuto come nemico. Non voglio lamentarmi della nostra situazione, pur avendo motivazioni in abbondanza, ma non voglio neanche essere “cornuto e mazziato”. Ho letto le dichiarazioni rese in questi giorni dai segretari regionali di Cgil-Cisl e Uil / Funzione Pubblica che esprimono apprezzamento per il Disegno di Legge sul riordino degli Enti Locali approvato lunedì scorso dalla Giunta Regionale. Liberissimi di apprezzare cosa vogliono ma, essendo (ancora per poco) iscritto al sindacato,  “non in mio nome” . Non in mio nome perché non capisco cosa ci sia da apprezzare. Certamente non la tempestività perché questo Disegno di legge arriva, di rinvio in rinvio, quasi un anno dopo il termine fissato, contribuendo in questo modo ad aggravare il dissesto finanziario della Provincia di Asti provocato dalla “banda degli incompetenti” che governa questo Paese e da chi se l’è data a gambe nel momento in cui c’era necessità di presidiare politicamente l’Ente (la comandante Maria Teresa Schettino, pardon Armosino).  Spero non si voglia apprezzare il fatto che il disegno di legge anticipi la soppressione definitiva delle Province, il cui percorso parlamentare è arenato da anni, disegnando le funzioni regionali secondo la logica dei quadranti, già sperimentata in modo infausto per il nostro territorio con la riforma della Sanità, senza nessun coinvolgimento preventivo dei territori. Cosa c’è da apprezzare in un disegno di legge che, al pari dei proclami Renziani, annuncia soluzioni e lascia sul campo solo problemi irrisolti? (vedi tutta la tematica ambientale, la questione dei Centri per l’impiego e la Polizia Provinciale).   Trovo infine disprezzabile il fatto che con questo disegno di legge la Regione, anziché riprendersi tout court funzioni  e risorse umane che erano sue, come ad esempio quelle che riguardano l’agricoltura, crei una struttura separata dai ruoli regionali, una sorta di riserva indiana, un Centro Temporaneo di Accoglienza,  in cui collocare i naufraghi della Delrio, da utilizzare “a chiamata” attraverso non meglio identificate “Convenzioni” con la città metropolitana e le Province (pardon, enti di area vasta). Totò avrebbe concluso dicendo “ma mi facci il piacere, mi facci”, altro che apprezzamento”. Giovanni Pensabene