“Il Governo Monti faccia un passo indietro sul decreto di Roma capitale, perché lede in molti punti le competenze delle Regioni e apre la strada a una serie di opportunità che, semmai, andrebbero riconosciute anche alle altre città metropolitane”. Lo dichiara l’assessore al Bilancio della Regione Piemonte, Giovanna Quaglia che, in video conferenza da Torino, ha partecipato alla Commissione Affari istituzionali e Generali della Conferenza delle Regioni, convocata oggi a Roma. Durante la seduta, la Commissione  ha espresso parere negativo sullo “Schema di Decreto legislativo recante ulteriori disposizioni in materia di ordinamento di Roma Capitale”, a seguito del via libera dato, nei giorni scorsi, della Commissione bicamerale del federalismo  fiscale.

“Da parte delle Regioni – ha detto Quaglia – sono emerse numerose criticità. Ad esempio la possibilità per l’ente Roma capitale di individuare, e localizzare, le infrastrutture strategiche di rilievo nazionale direttamente con il Ministero  delle infrastrutture, estromettendo di fatto la Regione da decisioni di rilevanza strategica per lo sviluppo del territorio e indebolendo il loro ruolo  di governance”.

“Altre modifiche approvate in Commissione bicamerale – aggiunge l’assessore – permetteranno a Roma capitale di concordare direttamente con il Ministero Economia e Finanze le modalità e l’entità del proprio concorso alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, ledendo la competenza regionale in questa materia. In questo senso va anche il finanziamento diretto a Roma capitale dei Livelli essenziali delle prestazioni, che riguardano sanità, assistenza sociale, istruzione e soprattutto il trasporto pubblico locale, che rientra tra le funzioni di competenza legislativa residuale delle Regioni”.

“Mi auguro – conclude Quaglia – che domani il Consiglio dei Ministri, che ha all’ordine del giorno questo decreto legislativo, tenga conto di queste osservazioni e rimandi l’approvazione del provvedimento che, per come è stato stravolto, lede le prerogative costituzionali delle Regioni e segna, inoltre, una insostenibile diversità di trattamento rispetto alle grandi aree metropolitane come quella di Torino”.