Rete Imprese Italia organizza per lunedì 28 gennaio una giornata di mobilitazione sull’intero territorio nazionale al fine di far valere le ragioni di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori che da troppo tempo sono stretti nella morsa recessiva e che hanno bisogno, oggi più che mai, di una prospettiva di crescita. Una crisi che ha colpito e che continua a colpire indistintamente tutti e che si è abbattuta soprattutto su quell’Italia produttiva dell’economia che, vivendo prevalentemente di domanda interna, sta pagando il conto più salato. In queste imprese si crea ricchezza e nuova occupazione anche in tempi di crisi: se vengono indebolite o distrutte vengono meno anche le prospettive di crescita per il Paese. Bene ha fatto il governo Monti ad aver messo in sicurezza i conti pubblici e rafforzare la fiducia nei confronti dell’Italia. Ma lo ha fatto al prezzo salatissimo di un’impennata della pressione fiscale complessiva e di conseguenti e pesanti effetti recessivi. Con una pressione fiscale di oltre il 56% per i contribuenti in regola, una burocrazia che richiede ad ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno, uno ogni 3 giorni, e un sistema del credito che nell’ultimo anno ha ridotto di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende, il sistema di imprese continua a rimanere sull’orlo del baratro. Le imprese attendono 1210 giorni la sentenza per vedere rispettati i termini contrattuali (Francia 390, Germania 394, Gran Bretagna 399). Attendono 180 giorni per i pagamenti dei crediti della PA (Francia 65, Germania 36, Gran Bretagna 43). Non a caso in Piemonte il saldo della nati-mortalità nel periodo gennaio/settembre 2012 è di –3.877 imprese (nella tabella 3 allegata la suddivisione per provincia e settore). Questo sistema d’imprese – con un contributo di circa il 60% alla crescita e all’occupazione del nostro Paese – è stato, è e sarà l’unico in grado di creare sviluppo e occupazione nei prossimi anni. Il messaggio lanciato alla politica da Rete Imprese Italia per la prossima legislatura è ripartire dalle imprese legate al territorio, cioè da quel tessuto produttivo che, nonostante tutto, non si rassegna, non vuole tirare i remi in barca, si è messo in discussione e ha saputo innovare. E’ necessario integrare le ragioni del rigore con quelle della crescita, dell’equità e della coesione sociale. Per le imprese significa aggredire e risolvere tre grandi problemi: fisco, credito e burocrazia, principali cause della chiusura dell’attività. Non si può aspettare la crescita, ma va costruita da subito tutti insieme.