Secondo i dati forniti dall’Istat, nel 2015 l’inflazione piemontese ha registrato un indebolimento, segnando un’inversione di tendenza: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) ha registrato, infatti, una variazione del -0,09% rispetto al 2014, a fronte del +0,16% dell’anno precedente.  Al netto dei tabacchi, l’indice Nic ha segnato una flessione dello 0,18% rispetto al 2014.  Anche l’inflazione di fondo, valutata al netto dei beni alimentari non lavorati e dei beni energetici, ha registrato un rallentamento, portandosi al +0,50% dal +0,70% del 2014.    “I dati sulla dinamica dei prezzi in Piemonte rappresentano un neo nello scenario di ripresa che abbiamo visto delinearsi negli ultimi trimestri – commenta Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte –. Un’economia sana produce sempre una leggera inflazione, mentre la riduzione dei prezzi, che si affianca ad una domanda interna ancora debole, è sintomo di una crisi che, evidentemente, non è ancora del tutto superata. Per scongiurare il pericolo di una fase deflattiva, che si ripercuoterebbe negativamente sugli utili delle imprese, sul costo del lavoro e sugli investimenti, sono quanto mai necessari interventi della politica e delle istituzioni a sostegno del reddito e dei consumi delle famiglie, affinché non vengano vanificati gli sforzi fatti dalle nostre imprese per agganciare la ripresa in atto”.    Il dettaglio trimestrale rivela come, dopo la flessione del -0,47% registrata nel I trimestre 2015, il calo dei prezzi al consumo (al netto dei tabacchi) sia divenuto progressivamente meno intenso nei restanti mesi dell’anno (-0,12% nel periodo aprile-giugno e -0,06% nel III e IV trimestre 2015).  A livello nazionale, l’inflazione si è mantenuta, invece, pressoché stabile nel corso del 2015, e l’indice nazionale dei prezzi al consumo senza tabacchi ha registrato una variazione media del -0,02% rispetto al 2014.  A livello territoriale, l’indice Nic ha registrato le contrazioni più intense in Umbria (-0,37%), Puglia (-0,32%), Emilia Romagna (-0,25%) e Sardegna (-0,25%). Per contro, Campania (+0,16%), Trentino Alto Adige (+0,24%) e Abruzzo (+0,31%) hanno manifestato le accelerazioni più marcate.  L’andamento del 2015 è scaturito da dinamiche notevolmente differenziate manifestate dai singoli capitoli di spesa.  Si evidenziano gli incrementi più marcati per i prezzi delle bevande alcoliche e tabacchi (+2,42%); seguono quelli dell’istruzione (+1,99%), dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,80%) e dei servizi ricettivi e di ristorazione (+0,63%). Leggermente positive appaiono anche le dinamiche dei prezzi degli altri beni e servizi (+0,51%), degli articoli di abbigliamento e calzature e dei servizi sanitari e spese per la salute, (+0,41% per entrambi) e dei mobili, articoli e servizi per la casa (+0,39%). Il tasso di crescita tendenziale più contenuto appartiene, nella media 2015, alla voce ricreazione, spettacoli e cultura (+0,07%). Fanno registrare una diminuzione, invece, il capitolo dei trasporti (-2,65%), quello delle comunicazioni (-2,12%) e quello relativo ad abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,83%).