Una Cattedrale gremita ha dato l’ultimo saluto oggi, mercoledì 1° giugno, al cardinale Angelo Sodano, scomparso venerdì all’eta di 94 anni.

Originario di Isola d’Asti, come ricorda anche il suo stemma cardinalizio che presenta proprio la torre di Isola e tre spighe di grano, Sodano non ha mai dimenticato l’Astigiano così come è stato più volte sottolineato durante la celebrazione. Tantissime le autorità presenti, tra cui il sindaco Maurizio Rasero, il presidente della Provincia Paolo Lanfranco, il vicepresidente della Regione Fabio Carosso, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine. Ma c’era anche tanta gente comune, amici, conoscenti, astigiani che hanno voluto salutare il cardinale “Un uomo di Chiesa, a lungo segretario di stato vaticano, che si è adoperato per la pace e che ha lavorato a lungo per la diplomazia internazionale”, come è stato ricordato.

Ieri, in Vaticano, anche papa Francesco ha partecipato alle esequie, mentre oggi ad Asti c’erano molti porporati, ma anche sacerdoti, diaconi, sorelle di varie congregazioni.

La celebrazione è stata officiata dal vescovo Marco Prastaro, accompagnato dal vescovo emerito Francesco Ravinale, dall’arcivescovo di Vercelli Marco Arnoldo, dal vescovo emerito di Mondovì Luciano Pacomio, e dal vescovo emerito di Cuneo e Fossano Giuseppe Cavallotto.

In apertura delle celebrazioni è stato letto un messaggio delle suore della congregazione di Santa Marta in vaticano, poi il nipote Andrea Sodano ha salutato lo “zio Angelo”, in un lungo, commosso e umano ricordo. “Ieri prima delle esequie in Vaticano,  nella camera ardente nella chiesetta di Santo Stefano degli Abissini  il notaio vaticano ha letto un atto che riassumeva la vita del cardinal Sodano, documento che è stato poi firmato da tutti e sigillato nel feretro a testimonianza per i posteri della ricca vita del porporato.

“Le innumerevoli opere di pace e di diplomazia internazionale sono argomento dei libri di storia – ha detto il nipote Andrea -. Per noi era zio Angelo, come un secondo padre. Una mente brillante che capiva tutto, un uomo che aveva sempre una parola giusta, di conforto”.

Il nipote Andrea ricorda poi le origini contadine della famiglia: “Ricordo le nostre passeggiate nelle vigne a Isola. Lui che operava ai massimi livelli di diplomazia mi spiegava come potare la vigna, di come lavorare la terra, segno del suo grande attaccamento alle sue radici”.

Il vescovo Prastaro nella sua omelia ricordato le doti di uomo di chiesa di Sodano: “Cogliamo oggi più che mai l’importanza del suo servizio per la pace durante la guerra in Bosnia. Oggi che abbiamo una guerra in Europa. Sodano spinse il papa Giovanni Paolo II a fare sua la dottrina dell’ingerenza umanitaria”.

Il vescovo Marco lo ha ricordato come uomo laborioso, attento, rispettoso delle persone e delle competenze.

Il cradinal Sodano è stato tumulato nella cripta della Cattedrale.

Ecco l’omelia del vescovo Marco Prastaro

l Signore asciugherà ogni lacrima dai loro occhi 

e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, 

perché le cose di prima sono passate. 

Queste parole appena proclamate si compiono oggi per il nostro caro fratello il cardinale Angelo Sodano. Nella fede sappiamo che egli ora è vivo, vicino al Signore a cui ha desiderato di appartenere e che ha servito con tutto sé stesso. Il nostro fratello Angelo ora è tutto del Signore, ed il Signore è tutto di Angelo, si appartengono, sono l’uno dell’altro, completamente, non c’è più nulla che li separi. 

Oggi siamo qui presi da questa dolcezza consolante della fede. Ma nel nostro cuore vi è anche tristezza e dolore per il distacco da una persona che abbiamo amato e stimato. Un fratello, uno zio che è stato così presente nella vita della sua famiglia. Un figlio di questa terra astigiana, che a questa terra è sempre rimasto legato e che per questa terra molto ha fatto. Celebriamo la certezza che questo caro fratello ora è di fronte al Signore, ed il Padre celeste gli sta dicendo: “bene servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a comprendere da dove nasce l’esito felice di questa vita. La parabola ci parla di un servo che ha avuto paura perché riteneva che il padrone fosse cattivo. E allora si è nascosto, non ha vissuto bene. Gli altri due servi invece capiscono che se il Signore consegna loro i suoi beni è perché si fida di loro. Nel loro cuore nasce un sentimento di confidenza, di sicurezza. Si sentono avvolti da fiducia e affetto… allora si buttano in buoni affari, nasce in loro un grande impegno personale, il senso della responsabilità non li schiaccia ma li rende ancora più forti e coraggiosi. Il primo servo viene definito malvagio e pigro, gli altri due buoni e fedeli. Ecco il segreto di una vita riuscita: riconoscere il vero volto di Dio. Questo, penso, sia stato anche il segreto che ha animato la vita del Cardinale: la certezza di essere oggetto dell’amore e della fiducia di Dio.

Il Cardinale ha ricevuto dal Signore tanti talenti, e li ha usati bene, sempre mosso dal desiderio di servire la Chiesa e di contribuire all’edificazione di un mondo più giusto e pacifico. La sua intelligenza, la sua fede, le sue indubbie doti diplomatiche sono state per il mondo e per la Chiesa un dono importante. 

Negli anni di servizio come Segretario di Stato si è dedicato con grande impegno a favore della pace. Di questo suo impegno vorrei ricordare un aspetto di cui oggi, con una guerra in corso nel cuore dell’Europa, cogliamo così tragicamente l’importanza. A metà degli anni Novanta, durante la guerra in Bosnia, il card Sodano incoraggiò Giovanni Paolo II a fare sua la dottrina dell’ingerenza umanitaria, una strategia per costruire la pace che bene mette in pratica il Vangelo perché pone le persone ed il loro bene prima di ogni altra cosa.

Chi ha lavorato e collaborato col cardinale ne ricorda anche tante altre caratteristiche. Anzitutto il suo amore per la Chiesa; amore che ha coniugato non in modo astratto, ma, come ci ricorda il Papa Francesco nel telegramma inviato alla sorella Maria: «Nella Curia Romana ha svolto la sua missione con dedizione esemplare e in ogni incarico si è dimostrato uomo ecclesialmente disciplinato, amabile pastore, animato dal desiderio di diffondere ovunque il lievito del Vangelo».

Questa sua “disciplina” lo ha reso discreto, attento, fedele e laborioso (Leggeva sempre tutti i dossier!), rispettoso delle persone e delle competenze. Ha lavorato senza presunzione e senza sottrarsi alle responsabilità.

Concludo riprendendo un passaggio del suo testamento spirituale nel quale ci svela un desiderio radicato nel suo cuore: “Attendo ora con serenità l’ora in cui il Signore venga a chiamarmi a sé, al termine della mia vicenda terrena. Ancora una volta rinnovo il mio atto di fede, di speranza e di carità, come l’imparai fin da bambino sulle ginocchia di mia madre. Con questo atteggiamento interiore guardo al Signore, sperando che un giorno mi accolga misericordioso fra le sue braccia. Con lo stesso sentimento guardo a Maria Santissima, invocata fin da giovane come ‘porta del paradiso’”.

Caro Angelo, Vescovo e Cardinale, riposa in pace fra le braccia misericordiose del Signore!

Amen

Foto di Roberto Signorini