Il tavolo di filiera di ieri è stato quello decisivo. Dopo circa 4 ore di trattativa la parte agricola e quella industriale sono riuscite a trovare un punto di accordo sulle rese delle uve moscato del prossimo anno. Lo scoglio più grande era rappresentato dalla resa dell’Asti, su cui i due schieramenti si trovavano su binari molto distanti. Entrambe le parti infatti rimanevano ognuna ferma sulla propria proposta: i produttori chiedevano gli 80 quintali, mentre gli industriali 75. Dopo discussioni, ragionamenti, calcoli e dialogo alle 16,07 case spumantiere e produttori si sono accordati su una resa dell’Asti docg a 78 quintali per ettaro, più 10 di blocage, di cui 4 saranno utilizzati come fondo per la promozione e andranno al Consorzio di Tutela. Inoltre un euro al quintale “sarà versato al consorzio “Colline del Moscato” che servirà in parte ad ottemperare ai costi di gestione del consorzio stesso”. Si è inoltre deciso di differenziare la resa tra Moscato e Asti, per non penalizzare i piccoli e medi produttori agricoli, raggiungendo così per il Moscato d’Asti i 95 quintali e i 110 per il Moscato Piemonte. I prezzi stabiliti per il mosto sono 10,70 euro per il moscato, 3 per l’aromatico. Le decisioni prese ieri sono tuttora in fase di approvazione da parte del consorzio e saranno ufficiali qualora venissero confermate. Il “patto tra gentiluomini” questa volta è andato a buon fine. Danilo Bussi