Misure strutturali per rilanciare la filiera suinicola italiana: le proposte avanzate dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina al tavolo nazionale della filiera sono giudicate una buona base di partenza da Confagricoltura. L’Organizzazione ha presenziato all’incontro con una delegazione guidata, tra l’altro, dall’astigiano Ezio Veggia, vicepresidente nazionale e titolare dell’omonima azienda agricola attiva nel comparto suinicolo.
La exit strategy delineata da Martina va dalla conferma della compensazione Iva per le carni suine anche nel 2017 alla creazione di un marchio unico nazionale per i regimi di qualità, che aiuti a valorizzare i tagli di carne suina italiana non utilizzati per la produzione di prosciutti Dop, passando per il sostegno all’export.
Buone basi, come detto, ma non è abbastanza per Confagricoltura: “E’ necessaria un’attenta strategia di rilancio della filiera ¬– ha sottolineato Veggia – a cominciare da interventi che contribuiscano a migliorare la situazione di liquidità degli allevamenti, a politiche di settore da inserire nei PSR. Con particolare attenzione al sistema di etichettatura di origine obbligatoria e ad azioni di informazione e promozione sul consumatore”.
Davide Razzano, presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Asti e titolare dell’azienda agricola Alma, denuncia il ritardo con cui la politica si è mossa per supportare il comparto: “E’ apprezzabile che il Ministro sia intervenuto proponendo cinque azioni per risollevare il comparto ma non sarà semplice recuperare il ritardo accumulato in questi anni, a causa di una politica dormiente. Gli allevatori onesti chiedono da tempo maggiori tutele per certificare la qualità dei loro prodotti e per questo un’etichettatura di origine delle materie prime, così come avviene per le carni rosse,  sui trasformati a base di carne suina deve essere resa obbligatoria e valere a livello europeo”.

Il settore suinicolo, pilastro dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano, nell’ultimo triennio ha subito una forte contrazione del valore della produzione di quasi il 9%. La crisi ha portato a una decisa contrazione del numero di allevamenti e del numero dei capi, che nello stesso periodo è calato del 5%. Per quanto concerne la redditività, da settembre 2015 ad aprile 2016, i prezzi medi dei suini sono diminuiti di oltre il 15%, mentre i costi di produzione sono aumentati di quasi l’8%.