Le agenzie territoriali per la casa, gli enti che per conto dei comuni gestiscono le case popolari, si schierano contro l’Imu, la nuova tassa sulla casa introdotta dal governo Monti al posto dell’Ici.
Venerdì scorso 10 febbraio si è svolta a Torino una riunione dei presidenti delle ATC piemontesi, per chiedere a gran voce al governo l’esenzione dal pagamento dell’Imu.
Questa settimana è iniziata al Senato la discussione per l’approvazione del decreto Cresci Italia e alcuni parlamentari e senatori di entrambi gli schieramenti hanno presentato emendamenti sul tema, chiedendo di esentare dall’Imu gli enti che gestiscono le case di edilizia sociale.
In attesa di una decisione che potrebbe cambiare il loro destino, le Atc puntano ancora una volta i riflettori sul problema: per i presidenti piemontesi è inammissibile che alle case popolari, destinate a famiglie in gravi difficoltà economiche, debba essere applicata l’aliquota prevista per le “seconde case”. Una tassazione che rischia di portare l’edilizia pubblica al collasso.
“L’ATC astigiana, che gestisce circa 3.000 unità immobiliari, –  spiega il presidente dell’Agenzia Territoriale per la Casa di Asti Claudio Campia, area Pdl – a causa dell’Imu subirà un aggravio di costi di circa un milione: in queste condizioni il nostro ente non troverebbe più fondi per garantire manutenzione e sicurezza, per programmare interventi di miglioramento, per mettere a disposizione di un’utenza sempre più fragile iniziative di sostegno”.
Con la crisi economica e occupazionale cresce infatti il numero delle persone che chiedono una casa, e sono più di 70 mila le famiglie piemontesi che oggi vivono in un alloggio di edilizia pubblica, dove il canone medio è di circa 90 euro, cui molti di loro non riescono neppure a far fronte. Per questo le ATC piemontesi chiedono ancora una volta a istituzioni e politica di sostenere la loro battaglia: solo così si potrà assicurare a chi vive in una casa popolare i servizi di cui ha diritto.
M.B.