provinciaCorreva l’anno 1935: il 30 marzo il Consiglio dei Ministri approvò uno schema di decreto legge sull’istituzione della nuova Provincia di Asti. Alle 11 di quel sabato un telegramma fu inviato dal capo del governo al podestà di Asti: “Odierno Consiglio dei Ministri ha deciso costituzione Provincia di Asti che comincerà a funzionare dal 15 aprile”. In realtà, come annota lo storico Aldo Gamba, nel suo “La Provincia di Asti dal 1935 al 1951” (Asti, 2002), “si trattava della sua ricostituzione, perché la Provincia di Asti, soppressa con la legge del 23 ottobre 1859 sull’ordinamento comunale e provinciale, aveva avuto sino a quella data una lunga storia alle spalle, tanto che la sua origine risale al XVII secolo”. Occorse tuttavia attendere fino al 1951, per la prima elezione del consiglio provinciale: durante il ventennio fascista, era il regime a designarli; dopo la liberazione, il prefetto nominava chi era stato indicato dai partiti. Da allora, sono state tredici le legislature. L’ultimo consiglio provinciale eletto dai cittadini si insediò nel 2008 e si sciolse nell’autunno 2012, con le dimissioni del presidente Maria Teresa Armosino. E’ storia recente: dopo un lungo commissariamento (due anni), ecco la nuova amministrazione, eletta da sindaci e consiglieri comunali, presieduta dapprima da Fabrizio Brignolo, attualmente da Marco Gabusi. Nel 1961, gli uffici provinciali si trasferirono da Corso Dante al palazzo di Piazza Alfieri, dove hanno tuttora sede anche Prefettura, Ufficio scolastico territoriale e Agenzia Turistica Locale. Fu il ministro Mario Scelba a tagliare il nastro inaugurale, davanti ai 120 sindaci accorsi per l’occasione. Un passato ormai lungo, a fronte di un futuro assai incerto. Nell’attesa che la Regione definisca le funzioni di competenza dell’ente intermedio, amministrazione e personale continuano il loro lavoro per erogare i servizi agli oltre 200 mila cittadini.  “Un compleanno come quello di molti nostri concittadini: siamo in piena forza, desiderosi di fare e a disposizione degli astigiani, ma ci mancano le risorse economiche” afferma il presidente. “Di certo non abbandoniamo l’ente al suo destino. Lo facciamo per rispetto ai nostri concittadini, ai dipendenti di oggi e di ieri, e a tutti i consiglieri, assessori e presidenti che hanno contribuito alla storia della nostra Provincia”.