La lunga giornata astigiana dell’assessore regionale Antonio Saitta è iniziata già nel primo pomeriggio con l’incontro dedicato alle sigle sindacali operative al Cardinal Massaia. Una delegazione del Nursind (sindacato delle professioni infermieristiche) ha espresso le proprie considerazioni sulla delibera in materia di riorganizzazione della rete ospedaliera: “Un ulteriore taglio di posti letto al Cardinal Massaia – dichiarano congiuntamente Gabriele Montana (segretario provinciale), Vincenzo Torchia (coordinatore regionale) e Rosario Arrabito (segretario amministrativo) – manderebbe in tilt il Pronto Soccorso che non avrebbe dove ricoverare i pazienti; con i tagli dei servizi si creerebbe un notevole disagio per i cittadini astigiani, costretti ad emigrare fuori città per visite, esami e, ancor peggio, ricoveri ospedalieri”. L’assessore Saitta, proseguono i delegati, ha risposto che “non ci sarà un taglio di posti letto ma nei prossimi tre anni si cercherà di riorganizzare la sanità astigiana potenziando l’assistenza sul territorio per ridurre i costi e, nell’immediato, ha già chiesto deroghe a Roma per l’assunzione di personale sanitario (infermieri e oss). Saitta ha inoltre precisato che a fine mese sarà organizzato un seminario sul tema ”Assistenza territoriale” che vedrà coinvolti i Medici di Base e il collegio degli infermieri IPASVI. Nell’occasione il Nursind ha portato all’attenzione di Saitta anche una personale “contro riforma” che fa perno sulla figura dell’infermiere di famiglia come supporto proattivo alla gestione nel territorio dei bisogni di salute dei cittadini. Tutte le mansioni svolte dal comporto infermieristico in ospedale possono, infatti, essere svolte anche a domicilio. “Una giornata in ospedale costa tra gli 800 e i 1000 euro mentre le cure a casa potrebbero costare tra i 40 e i 60 euro” sottolineano dal sindacato. La figura dell’infermiere di famiglia è già presente in diversi paesi dell’Unione Europea e si pone come raccordo con la struttura ospedaliera, il medico di base e il distretto socio sanitario. “Con la riduzione dei posti letto negli ospedali e l’accorpamento dei reparti si sono ridotti anche i tempi di ricovero. Così i malati vengono dimessi prima e costringono i familiari ad improvvisarsi infermieri. La conseguenza è che non sanno come trattare il paziente e allora si rivolgono al medico curante che li rimanda di nuovo in ospedale. Un circolo vizioso che comporta enormi sprechi” proseguono dal Nursind. L’utilizzo degli infermieri di famiglia è un’esigenza già ricordata dall’ex ministro della Sanità Renato Balduzzi durante il XVI° congresso IPASVI tenutosi a Bologna dal 22 al 24 marzo 2012: “Per alleggerire il lavoro dei pronto soccorsi e degli ospedali – dichiarò Balduzzi – occorre utilizzare appieno le competenze degli infermieri sul territorio extraospedaliero. Penso che la valorizzazione di una componente così importante come gli infermieri abbia ancora bisogno di qualche passo in più e che la possibilità di utilizzare appieno, non soltanto nella naturale dimensione ospedaliera ma anche in quella territoriale, il ruolo degli infermieri sia una delle frontiere prossime sulle quali possiamo cominciare ad attrezzarci”. Il sindacato tende a precisare che l’incontro con Saitta ha avuto luogo solo in un secondo momento, in separata sede, dopo che l’assessore aveva già incontrato i confederali poichè – spiegano – “quest’ultimi non hanno voluto che NurSind partecipasse all’incontro unitario, nonostante la sigla nell’Asl AT abbia una grossa fetta di lavoratori (infermieri) essendo il primo sindacato del comparto in azienda”. Una dimostrazione del fatto che “all’interno dell’Asl le organizzazioni sindacali non sono unite nella salvaguardia della sanità astigiana ma evidentemente alcune seguono logiche di partito, non il NurSind”. Fabio Ruffinengo