T-shirt colorata e All Star: Massimo Cotto, a cinquant’anni, oltre che dj, giornalista e scrittore si ritrova assessore. Per quanto tecnico.  Fabrizio Brignolo lo ha voluto in squadra e nei giorni scorsi è stata ufficializzata la sua nomina: si occuperà di cultura e manifestazioni.

Qual è stato il primo pensiero quando le hanno proposto l’incarico?
“Prima ho pensato che Fabrizio Brignolo fosse pazzo. Poi che sarei stato pazzo io ad accettare. Invece sono felice come un bimbo davanti a un barattolo di marmellata, anche se consapevole che il barattolo può cadere e rompersi in mille pezzi. Amo le sfide e questa, di tutte quelle che ho affrontato nella mia vita, mi pare la più bella e impossibile, per dirla con Gianna Nannini: trasformare Asti in una città che non si limiti a diffondere musica e cultura, ma che diventi essa stessa musica e cultura. Sono convinto di vincere questa sfida, altrimenti non avrei accettato”.

Qual è il suo rapporto con Asti e i suoi abitanti?
“Splendido. Tutti sanno che amo Asti come un figlio ama sua madre. Ho la fortuna impagabile di essere ricambiato. Come ho detto a mia moglie, è valsa la pena accettare anche solo per la reazione che la città mi ha regalato. Non dimenticherò l’applauso fragoroso dei ragazzi che gremivano l’aula dell’Università e i molti sconosciuti che sono venuti a dirmi che sono orgogliosi di avermi come assessore. Adesso si tratta di meritare questo affetto”.

Cosa intende mantenere rispetto al passato e cosa intende innovare?
“Prima di tutto, non si toccano le persone che hanno lavorato bene e a testa bassa, a partire da Mario Nosengo. I festival sono singolarmente dei gioiellini, ma vanno inseriti in un contesto più ampio, promossi a dovere. Faccio un esempio: quest’anno ad AstiTeatro ci sono più di cento spettacoli, molti in contemporanea. Se gli spettatori saranno solo astigiani, avremo più o meno gli stessi numeri dell’anno scorso, solo che si divideranno nei cento spettacoli; se invece riuscissimo a portare gente da fuori potremmo parlare di moltiplicazione e non di divisione. La promozione unitaria della cultura fuori dal territorio è fondamentale. Io voglio creare le Case del Teatro, l’Accademia dello Spettacolo, una nuova Asti Teatro Ragazzi, un festival che abbracci tutte le arti. Ma c’è bisogno di un’intervista a parte per spiegare tutto per bene”.
(Il testo integrale dell’intervista sulla Gazzetta d’Asti in edicola il 15 giugno 2012)

Marianna Natale