Taglia subito una vite con la Flavescenza. Non aspettare domani. Potrebbe essere troppo tardi. È lo slogan che sintetizza il messaggio che il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte manda agli agricoltori attraverso il Consorzio di Tutela dell’Asti docg e del Moscato d’Asti docg.
Spiega la dottoressa Paola Gotta, della direzione del SF che fa parte della direzione Agricoltura dell’assessorato regionale ad Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca: «A seguito della situazione osservata in numerosi vigneti da parte del settore fitosanitario e dei tecnici viticoli occorre ribadire, attraverso una capillare comunicazione che sta per essere eseguito il secondo trattamento insetticida obbligatorio, che oltre a trattare in questo momento è fondamentale estirpare le piante completamente colpite (in questo momento va bene anche solo tagliare la pianta lasciando la vegetazione recisa sui fili); che bisogna eliminare i tralci con sintomi di viti solo in parte colpite; che le due operazioni servono per togliere la fonte di fitoplasma che rende infettivo l’insetto vettore (scafoideo) e che vanno fatte solo dopo aver trattato con l’insetticida, infatti se si taglia prima, lo scafoideo passa ad altre piante sane. Gestire il vigneto in questo modo – annota la ricercatrice – ha già permesso di evitare la recrudescenza di questi ultimi anni in molti vigneti».
In questo senso dal settore Fitosanitario giungono anche precisazioni relative ad alcune dichiarazioni pubblicate nei giorni scorsi dai giornali e riferite proprio alla lotta alla Flavescenza. Dice Paola Gotta: «Stabilito che lo scafoideo è, senza dubbio, l’insetto vettore della patologia è bene allertare i vignaioli sulla pericolosità estrema che ancora, e direi oggi più che mai, la Flavescenza rappresenta per il vigneto piemontese. Ottimi gli appelli a non abbassare la guardia, che vorrebbe dire dare campo libero alla malattia che davvero minaccia la sopravvivenza delle viti. Non corretti, invece, i riferimenti a quello che fanno Paesi stranieri. Negli Usa, per esempio, la Flavescenza non esiste e per quanto riguarda la Francia, i trattamenti sono diversi perché diversa è la situazione dei vigneti con assenza di gerbidi e grandi estensioni di vigneti riconducibili a pochi proprietari. Il contrario di quello che accade in Piemonte e in Italia dove la parcellizzazione dei vigneti è estrema, insieme alla contiguità con aree a gerbido e, per legge, non trattabili, ma che vanno in qualche modo gestite per non diventare diffusori della malattia».
Intanto la task force di agronomi che il Consorzio dell’Asti docg ha messo in pista contro al Flavescenza dorata della vite, sta raccogliendo i primi dati relativi al monitoraggio dell’insetto vettore della malattia.
L’agronomo Daniele Eberle fa il punto della situazione: «Stiamo registrando informazioni importanti nelle tre zone in cui abbiamo diviso l’area del moscato che stiamo controllando. Intanto ci sono lievi differenze di evoluzione della crescita dell’insetto vettore, dovute alle condizioni termiche della zona. Lo scafoideo è più presente nei gerbidi adiacenti ai vigneti. Nelle trappole che abbiamo installato si sono riscontrate variazioni di catture eclatanti, da 30 individui a 0, il che ci sta aiutando a tracciare una mappa della diffusione dell’insetto vettore. Questi dati serviranno per modulare al meglio i trattamenti da fare in vigneto e le operazioni di pulitura e gestione dei gerbidi».
E a proposito di trattamenti nei vigneti gli agronomi del Consorzio hanno anche approfondito il controllo sulle molecole usate per la lotta alla Flavescenza. «Dopo severi controlli abbiamo stabilito con certezza che molte delle molecole utilizzate, le più ricercate per la salubrità dei prodotti alimentari, non passano nei vini che si ottengono dalle uve raccolte negli appezzamenti trattati» dice Daniele Eberle.
Una buona notizia per la lotta ad una malattia che deve continuare senta interruzioni non solo per il bene del vigneto moscato ma di tutto il vigneto Piemonte.
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