“Ma sono veri?”. Lo stupore ha fatto da filo conduttore all’inaugurazione della mostra “Fossili viventi: le creature che il tempo ha dimenticato” aperta, venerdì scorso, al Museo Paleontologico di Asti.

Bambini conquistati dalla grande testa di Coccodrillo fossile, vissuto in Marocco una cinquantina di milioni di anni fa, e adulti affascinati dalla Wollemia nobilis, pianta esposta in vaso, allo stato vegetativo, con una carta d’identità di tutto rispetto: i suoi antenati sono esistiti al tempo dei dinosauri. Oggi si rintracciano, nel mondo, non più di cento esemplari.

Ma sono davvero numerose le specie di fossili viventi, animali e vegetali di ogni parte del mondo, che si possono scoprire nelle Aule Didattiche del Michelerio: immutate da milioni di anni, alcune sono ormai da tempo a rischio estinzione.

Chi è stato soddisfatto potrà tornare alla mostra, più avanti, per scoprire altre novità: nuovi esemplari, oltre a quelli esposti, arriveranno strada facendo, così da integrare le collezioni nel lungo periodo in cui i fossili viventi resteranno in visione (fino a giugno). E’ la promessa del Parco Paleontologico Astigiano che ha organizzato l’esposizione insieme a Distretto Paleontologico dell’Astigiano e del Monferrato (presente il presidente Carlo Alberto Goria), Museo dei fossili, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, Comune di Asti, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Centro di educazione ambientale WWF – Villa Paolina.

Il gioco di squadra ha caratterizzato anche le fasi di ideazione e organizzazione dell’evento. Lo ha ricordato il direttore del Parco Graziano Delmastro, coordinatore scientifico della mostra insieme al paleontologo Piero Damarco, che ha svelato alcuni retroscena: pensata già nel 2016, l’iniziativa avrebbe dovuto sviluppare il rapporto tra arte e scienza, ma il decesso di un artista americano cambiò le carte in tavola. Tre anni dopo ecco la sorprendente mostra costruita, come ha rimarcato Delmastro, con “campioni di fossili, imprestati dai collezionisti, che ci hanno lasciato a bocca aperta”.

Grandi pannelli aiutano a ricostruire passato e presente delle specie proposte. La ricchezza della terra astigiana, emersa dall’antico Mare Padano, si svela attraverso esemplari di Isognomon, mollusco bivalve, e di Zelkova, pianta simile all’olmo. E’ emozionante poter osservare i reperti da vicino, approfondirne la datazione (oltre tre milioni di anni) e confrontarli con gli esemplari tuttora in vita, anch’essi esposti al Michelerio.

E poi c’è il Celacanto, il pesce osseo che fino al 1938 si è creduto estinto, riprodotto in mostra in assenza dell’esemplare conservato, in formalina, al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Asti finora ne ha dovuto fare a meno “per colpa di cavilli legali risalenti al 1994 e nonostante i nostri ripetuti tentativi di sbloccare la questione” ha chiarito Gianfranco Miroglio, presidente dell’Ente Parco, lo sguardo rivolto, tra il pubblico, al donatore Eric Domini.

Proposta nell’ultimo scorcio del 2019, la mostra “va ad arricchire il nostro ventaglio di proposte – la sottolineatura di Miroglio – che ha portato il Paleontologico a diventare una realtà culturale molto accreditata tra gli astigiani e i turisti: oltre 15 mila i visitatori nel 2018”.

“Questo è un Museo che ha peculiarità uniche in Europa, con tutti i presupposti per divenire una meta turistica internazionale” ha confermato Gianfranco Imerito, assessore alla Cultura del Comune di Asti. Quest’ultimo di recente, attraverso il progetto “Asti Vino e Cultura”, ha acquisito dall’Atc l’ex chiesa del Gesù, destinata a diventare parte integrante del Museo dei fossili.

In chiusura il ringraziamento a Angela Motta per il ruolo di sostegno all’Ente Parco garantito durante l’attività di vicepresidente della Regione Piemonte. Presente all’inaugurazione anche Annalaura Pistarino, conservatore al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.

L’esposizione, che in questi primi giorni ha registrato molto interesse e una buona affluenza, osserva il seguente orario di apertura: da lunedì a venerdì ore 11-17; sabato, domenica e festivi: 11-18 (chiuso il martedì). Il biglietto (5 euro) consente la visita al Museo dei fossili e all’Acquario preistorico.