Oggi, venerdì 24 gennaio, si festeggia San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Per l’occasione, martedì in Vescovado, gli operatori dell’informazione insieme al sindaco Maurizio Rasero hanno accolto l’invito del vescovo Marco Prastaro e si sono riuniti per un incontro-dibattito in cui ha preso la parola Domenico Agasso, vaticanista de La Stampa e responsabile di Vatican Insider. Partendo dal tema scelto da papa Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” (cfr. 1 Pt 3, 15-16), l’incontro ha offerto non solo spunti di riflessione, ma anche ispirazione su come il dialogo e parole miti possano essere strumenti potenti per tutti coloro che si occupano di comunicazione.
La mitezza è una virtù
“Negli articoli che scriviamo non devono mancare serietà, affidabilità ed equilibrio – ha detto Agasso –. La mitezza è una virtù a cui i giornalisti devono aspirare per lavorare in un mondo bombardato dalla comunicazione. In questo bombardamento, di cui siamo artefici e vittime, la mitezza diventerà la possibile guida per distinguere bene e male, giusto e sbagliato. Il Papa ci invita a essere testimoni di qualcosa che raccontiamo in modo scelto, testimoni di una speranza non fatta di parole vuote o emozioni temporanee, ma radicata nella verità di Dio. La mitezza può essere il mezzo per trasmettere questa speranza e sconfiggere la violenza verbale e la disinformazione”.
Le bugie della rete
“La comunicazione digitale è al centro della nostra vita quotidiana. La rete è sempre più influente ed è un terreno fertile per la diffusione di informazioni false, manipolate e volutamente ingannevoli. La mitezza è una virtù controcorrente, in un contesto in cui l’aggressività e la superficialità sembrano prevalere – ha aggiunto il vaticanista –. Le bugie della rete non sono solo un fenomeno di contenuti falsi, ma anche un modo per distorcere la verità. Questo porta a una forma di violenza sociale ma anche psicologica, pensiamo in particolare ai ragazzini che navigano su Internet e che possono essere facilmente ‘divorati’ da un’informazione manipolata. L’Intelligenza Artificiale e in generale le tecnologie hanno enormi potenzialità positive, ma non sono sempre affidabili, possono inquinare la realtà e in alcuni casi produrre fake news che minano la fiducia tra le persone”.
La guerra alla notizia
Agasso ha sottolineato poi come il Papa inviti gli operatori della comunicazione a “a condividere con mitezza perché il dialogo nasce quando c’è un atteggiamento di apertura, ascolto e rispetto”. “Nel nostro contesto dei media, questo significa tentare di rifiutare la logica della guerra alla notizia – ha aggiunto –. Non bisogna scendere a patti col diavolo, accecati dalla necessità di diffondere una notizia per primi, ma prendersi il tempo necessario per verificare le fonti e le informazioni ricevute. Mitezza non è debolezza, anzi è una forza straordinaria. Essere miti significa deliberatamente non alimentare il conflitto, anche se ciò comporta un prezzo in termini di visibilità”.
L’Anno Santo e i media locali
E non poteva mancare un excursus sulla stampa locale: “I media locali sono il punto di riferimento per le comunità, hanno un ruolo cruciale perché possono essere ponti di comprensione e speranza – ha precisato Agasso –. Per i giornalisti l’Anno Santo appena iniziato può essere anche l’occasione per riscoprire la dimensione spirituale e la responsabilità sociale del proprio lavoro, evitando la superficialità e proponendo un giornalismo che sia ‘misericordioso’, ovvero capace di dar voce alle sofferenze e alle speranze delle persone. Un giornalismo che guarda al bene comune, che racconta storie quotidiane con empatia, non cercando il sensazionalismo ma l’umanità che fa notizia”.
In conclusione il vaticanista ha citato proprio San Francesco di Sales: “Un cuore mite fa molto più di una bocca eloquente”. “Questa frase che riassume il nostro compito, quello di essere testimoni di speranza proponendo una comunicazione autentica, rispettosa e generatrice di bene – ha commentato –. Non solo informare, ma anche formare; essere fari di luce in un mondo spesso buio, contribuendo a una società più equa, giusta e pacifica”.
Cristiana Luongo